Da Berlusconi a Grillo – 4 anni di post sull’ascesa del populismo nel periodo 2011-14

L’altro ieri mi sono accorto che questo blog ha ormai 7 anni, infatti è stato “fondato” il 2 ottobre 2011!  Quando dalla moribonda Splinder mi spostai su WordPress, la crisi economica internazionale apertasi nel 2008 era ormai dilagante e inevitabili le sue ricadute in Italia, così anche l’arzillo Cav. “Bunga Bunga” Berlusconi dovette dimettersi, il 12 novembre 2011. Le antenne o il sismografo  “interiori” cominciarono a captare nuovi segnali minacciosi, fin allora confinati nel pittoresco, e fra i primi post di quel fine anno ne comparvero alcuni dedicati alla Lega di Umberto “Donato” Bossi e alla cosiddetta “nuova destra”, “fantasy” o “radicale” – se ne occupava, all’epoca anche Wu Ming (a proposito di Tolkien), il “sociologo di strada” Valerio Marchi,  e qualche raro giornalista d’inchiesta .

 

Da quel momento in poi ho pubblicato parecchi post dedicati alla crisi economica e politica, con un picco nel 2013, anno delle elezioni politiche che portarono il M5S al 25 %, e il PD di Bersani al governo. I filoni d’indagine sono stati principalmente 3:

  1. La virulenza del fenomeno “estrema destra”, in Italia e in Europa, con relativi agganci storici a fascismo, nazismo, e temi come ecologia fascista, razzismo, xenofobia, caccia alle streghe;
  2. Il populismo, sotto tanti aspetti, compresi ovviamente il grillismo e l’antipolitica;
  3. La comunicazione politica e il rapporto col sistema mediatico nel suo insieme, compresi i nuovi social.

Curiosamente, all’emergere di questi filoni corrispondeva la quasi completa assenza di Berlusconi, (ma non del berlusconismo), e della cosiddetta “sinistra radicale”, in declino anche elettorale. Il populismo mediatico si è venuto definendo sempre più come l’argomento dominante. Non è un “pensiero politico” che si possa definire attraverso un’ideologia o una teoria critica, come in passato, ma un insieme confuso di risentimenti e mugugni che potremmo ricondurre alla cosiddetta ribellione delle masse (J.Ortega y Gasset), dell’”uomo comune” o qualunque, senza distinzioni sociali, ma comunque “in basso”, in un contesto di avanzato sviluppo della “società dello spettacolo” e del sistema mediatico. Non a caso in uno dei primi post al riguardo citavo un articolo del prof. Michele Prospero, “Da Grillo a Berlusconi, la politica delle barzellette”, tratto dall’Unità del 10 o 11 giugno 2011 (due anni prima il prof.Prospero aveva pubblicato il libro “Il Comico della politica. Nichilismo e aziendalismo nella comunicazione di Silvio Berlusconi“). Praticamente un passaggio di consegne fra i due comici dell’antipolitica, il nulla berlusconiano ereditato dalla seduzione antipolitica grillista.

Questo nulla si è venuto arricchendo, nella successione dei post, attraverso numerosi tags divenuti nel tempo ormai dei meme di inevitabile riferimento in questi anni, e tuttora validi, anzi trionfanti:

Comunicazione  politica , Cospirazionismo, complottismo, Social network , Stupidità  di massa,                 Pseudoscienze, Antipolitica , Bufale, fake news, Ciarlataneria, Marketing politico, Creduloneria,           Primitivismo, Giustizialismo, Nichilismo, Leadership carismatica, e tanti altri orbitanti attorno a questi.

Quel magma o mucillagine di massa (definizione del Censis) non si è canalizzato in rivolte, manifestazioni di piazza, assalti al palazzo, fatta eccezione di una ridicola rivolta dei Forconi nel 2013 (che ne fu la dimostrazione a contrario), ma attraverso l’assalto ai social e ai media mainstream, in un clima di campagna elettorale permanente, favorita peraltro da un succedersi ininterrotto di elezioni amministrative, politiche, europee, in cui il marketing politico, non solo grillino, ha potuto dimostrare il “meglio e il peggio” di sé.

Qui trovate l’elenco di alcuni post politici fra i più significativi nel periodo 2011-2014, con relativi tags principali. Nel 2015 l’attenzione è dedicata principalmente ad alcuni eventi internazionali: guerra in Siria, crisi greca, attentato al Bataclan. Buona lettura, per chi vorrà, e grazie di eventuali commenti, suggerimenti, e consigli.

 

2011

  • Alessandro Bresolin, “Quella camicia verde che fu nera”, 2.10.11, tratto da Carmilla/Fédéchoses Lega Nord
  • Cronaca (Wu Ming, Tolkien), “La destra fantasy: Tolkien e i Campi Hobbit”, 15.12.11,                                                                                Tolkien, Razzismo, CasaPound
  • Valerio Marchi, “La destra radicale dai Campi Hobbit a Casa Pound” (video) 12.11                                                                                         idem come sopra, naziskin

 

2012

 

  • Michele Prospero, “Da Grillo a Berlusconi”, 11.6.12 grillismo, media, comunicaz.politica
  • Ortega y Gasset, “Tecnica e primitivismo”, 12.6.12 masse, pseudoscienze
  • Perniola, “Idiocracy”, 4.8.12 stupidità, comunicazione di massa
  • Tozzi/J.Baudrillard, “Terremoti e Giustizia talebana”,23.10.12,
  • pseudoscienze, giustizialismo
  • Valerio Lucarini, “Terremoto de L’Aquila e Grandi rischi”, 1.12.12 media, giustizialismo

 

 

 

2013       

 

  • Gramsci, “Il popolo delle scimmie”, 23.2.13 grillismo, fascismo
  • Canetti, “Defezione dalla massa”, 25.2.13 massa, fascismo
  • Umberto Eco, Ur-fascismo, 5.3.13 fascismo, grillismo
  • “I meet up…”, 14.3.13                       grillismo, social network
  • Perniola, “Il governo dei peggiori”, 20.3.13 grillismo, filosofia
  • “Il metodo Kaizen”, 2.4.13 grillismo, psicologia
  • Sternhell, “C’est Boulanger…”, 17.4.13 grillismo, populismo
  • Baudrillard , “Il debito mondiale”, 22.5.13 economia
  • “Treviso tolleranza zero”, 10.6.13                                     fascismo, razzismo
  • Robert Kurz, “Populismo isterico”, 25.7.13 grillismo, populismo
  • Ecologia fascista, Staudenmeier , dal 11.8 al 30 settembre ecologia, fascismo
  • L’onda (film), 1.9.13 fascismo, cinema
  • Caldiron, Estrema destra, 8.9.18                             fascismo, populismo, razzismo
  • Ortega y Gasset, “Primitivismo”, cit. 6.10.13                           massa, primitivismo
  • Mario Perniola, “Oltre il nichilismo e il populismo” 22.10.13 nichilismo, populismo
  • “Il lato oscuro della leadership” 10.13                                  leadership carismatica
  • Sterling, “Panico morale” 2.11.13                        giustizialismo, capro espiatorio, media
  • Morozov, “L’algoritmo di Morozov” 15.11.13 internet, media
  • Ginsberg/Shefter, “La politica con altri mezzi” 11.13               isteria, media, populismo
  • Art “Fascismo 2.0” 12.13                                                fascismo, grillismo, media
  • Art “L’insurrezione di FN e Forconi” 7.12.13 fascismo, populismo, xenofobia
  • Bronner, “La democrazia dei creduloni” 11.12.13 populismo, media
  • Anselm Jappe, “Romanticismo e Rivoluzione”, 21.12.13 populismo, rivoluzione

 

 

 

2014

  • Perniola, “Miracolismo mediatico”, 1.1.14                                     comunicazione, media
  • “Il rogo dei libri”, 2.2.14        fascismo, grillismo, populismo
  • M5S, Lo stile paranoico della politica”, 25.2.14 cospirazionismo, complottismo, media
  • Collective Misinformation (bufale e complotti) , 22.3.14 complottismo, bufale
  • Dal Lago, “Il marketing politico-virtuale”.16.3.14 Casaleggio, Internet, marketing politico
  • Quit the Doner, “Il patriarca paranoico”, 29.3.14, grillismo, antipolitica
  • Feynman, “Culto del Cargo”, 3.5.14                        tecnologia, magia, creduloneria
  • Baudrillard, “Il mito del Cargo”, 25.5.14 tecnologia, magia, consumismo
  • “New Miracle Elixir – Adolfo Pirelli & Grullum Circus”, 13.6.14   grillismo, populismo, ciarlataneria
  • Wu Ming, “Renzi e la comunicazione politica”, 17.11. 14  politica, media, populismo
  • Mind Invaders, Alieni e complotti, 1.12.14 complottismo, cospirazionismo
  • McLuhan, Tribal Sound of Politics, 12.14                       media, tribalismo
  • Savonarola e Grillo – Carisma e spettacolo, 7.12.14           carisma, spettacolo, media

 

Il Ribelle, il Guerriero, il Saggio

Ribelli 5 stelle contro saggi PD!

https://not.neroeditions.com/ribelli-5-stelle-saggi-pd/

Fabrizio Luisi, sceneggiatore per il web, la televisione e il cinema.

 

Interessante articolo che mette a confronto le ragioni per le quali la comunicazione politica delle due forze al governo, M5S e Lega, è risultata vincente rispetto a quelle del PD e della sinistra in generale, che in materia si sono rivelate scarsamente incisive o subalterne.

La comunicazione politica è anzitutto “storytelling”,  scontro di storie, ossia una vera e propria guerra per l’egemonia degli archetipi: il Ribelle (M5S e Sinistra radicale), l’Uomo Comune (M5S), il Guerriero o Soldato  (Salvini), il Saggio (PD), il Mago (Renzi), il Guaritore (Merkel), il Sovrano (Berlusconi). Si potrebbe aggiungerne altri, come ad esempio il Giudice (LeU), il Rivoluzionario (Potere al Popolo), il Seduttore, il Padre, la Madre, l’Amazzone, etc. L’archetipo si traduce in una narrazione attraverso una voce singolare, unica, una leadership: una voce per una storia, un solo Guerriero, un solo Saggio, un solo Sovrano, etc.

 

 

Gli archetipi attualmente vincenti al Governo sono un mix del Ribelle e dell’Uomo comune per quanto riguarda il M5S, e del Guerriero per la Lega. Mentre la storia del M5S sembra giunta al culmine, quella della Lega, del “Guerriero” sembra appena iniziata e in ascesa. Il ribellismo dell’Uomo Comune “trova compimento nella rimozione dello status quo. Arrivato al governo, il Ribelle ha compiuto il suo arco narrativo. La sua storia è finita. Al contrario, l’archetipo della Lega – il Guerriero – è ancora al primo atto: l’Invasore alle Porte, la Richiesta d’Aiuto, l’Investitura da parte della Comunità. Adesso inizia la guerra. La storia della Lega è appena iniziata.”.

Nonostante i successi apparentemente repentini, una narrazione richiede tempo per affermarsi. Soltanto dopo una lunga contesa con Fratelli d’Italia e Casapound Salvini e la sua Lega hanno potuto ottenere l’egemonia narrativa sull’archetipo del Guerriero, grazie all’intensità e alla coerenza con cui l’ha incarnato. Fratelli d’Italia ha creato una sua figura di amazzone ma anche madre (la Meloni), e le due cose non si combinano bene insieme; CasaPound è stata costretta a darsi un’apparenza di rispettabilità, meno bellicosa, per farsi accettare dal mondo degli adulti.

Per quanto riguarda il PD post-Renzi l’autore non può non rilevare anzitutto un’incredibile incompetenza comunicativa, e anche un arretramento rispetto alla storia , alle grandi narrazioni della sinistra, in cui si fondevano “strategia e tattica, visione su lungo termine e soddisfazione dei bisogni primari delle persone… In sintesi quella capacità di parlare alla pancia, al cuore, e alla testa della popolazione, attribuendo pari dignità a queste differenti esigenze”. In mancanza di una narrazione coerente la comunicazione PD è diventata puramente reattiva, e si è risolta in invettive contro il “populismo”, in difesa delle “istituzioni”, percepita come difesa dello statu quo, o della “competenza” (in senso altezzoso).

Fino alla crisi economica apertasi nel 2008 il PD,  il centro-sinistra in generale,  ha basato la sua narrazione sull’archetipo del Saggio (competenza, serietà, affidabilità, responsabilità), caratteristica della Prima Repubblica e in parte della Seconda (Fanfani, Moro, Ciampi, Prodi, Monti..).  La figura del Saggio, dominante nella narrazione europea post-bellica, è comunque entrata in crisi da molto tempo, principalmente a causa del crollo della reputazione degli esperti. In reazione a questo declino è stata proposta la narrazione del Mago, Renzi, in grado di riassumere e rivitalizzare le figure del Saggio e del Guaritore, grazie alla sua capacità di  “trasformare rapidamente la realtà, violando le leggi naturali “. Con la sconfitta al referendum la magia renziana della velocità è svanita, e con essa anche la voce narrativa del PD, che non ha più espresso alcun racconto, consentendo alle contro-narrazioni avversarie di straripare. Il ritorno al Saggio, Gentiloni, non è stato sufficiente, non ha avuto spazio narrativo, e la comunicazione del PD è diventata sterile e semplicemente reattiva, non più dominante. A meno di individuare una figura di Saggio o di Sovrano credibile, riconosciuta e ben raccontabile, il PD potrebbe far ricorso alla narrazione del Guaritore dei mali prodotti dall’attuale governo, in vista di un eventuale dopoguerra, che lascerà “ferite e macerie”. Ma, appunto, occorre che la guerra in corso faccia tutto il suo percorso.

Nel frattempo il PD ha perso per strada quel che era rimasto dell’anima sociale, e socialista, PCI o post-PCI.  E qui vengono i dolori della Sinistra nel suo insieme, da quella moderata a quella “radicale”, da quella ex PCI a quella rivoluzionaria. Secondo l’autore, la sinistra radicale dovrebbe incarnare l’archetipo del Ribelle, e forse, ancor più l’archetipo del Rivoluzionario (pancia, cuore, e testa), che però scompare sullo sfondo, come una generica Grande Narrazione che fu, e che è stata ormai archiviata. Non resta allora che narrare un Ribelle di tipo nuovo, che tiri fuori la Rabbia e non si limiti a enunciare un elenco di Valori, come fa LeU, che “invece si è presentata in giacca e cravatta, con il rispettabile e molto poco ribelle volto di Grasso” (il Giudice).

“E come abbiamo detto, il Ribelle ha bisogno di un nemico interno; ha bisogno di mettere in discussione il sistema dalle sue fondamenta; la sua voce è arrabbiata. Ma non c’è traccia di nemico nel racconto di LeU. Non c’è una visione del futuro. Non c’è rivolta. Non c’è rabbia… Il risultato è stato farsi superare a sinistra non solo dal M5S (per esempio su ecologismo e reddito di cittadinanza), ma anche dal Papa (che usa senza vergogna la parola capitalismo, al contrario della sinistra italiana). Il risultato è stato regalare alla destra peggiore la sana rabbia di tanti italiani…LeU non è esistita. Non ha espresso alcun racconto coerente con l’archetipo della sinistra, che è il Ribelle, e che, lo ripetiamo, prevede un Nemico e una radicale messa in discussione dello stato di cose presente. Se si continua a guardare ai “valori” e non al “racconto” non si comprende il comportamento dell’elettorato”.

Non a caso Potere al Popolo, quasi assente nella maggior parte d’Italia, ha ottenuto un risultato importante, offrendo una versione del Ribelle sganciata dalla narrazione dell’Uomo Comune. Questo spazio politico c’era, c’è, anche se nessuno, a parte Potere al Popolo, si è degnato di occuparlo per tempo.

“E la sinistra radicale è attrezzata per farlo, da sempre. Nonostante la loro eccezionale preparazione teorica, i bolscevichi hanno conquistato il consenso nel paese con due slogan elementari: «pace, pane, terra» e «tutto il potere ai soviet». Pancia, pancia, e ancora pancia. Mica andavano in giro citando i Grundrisse. Redistribuire ricchezza e potere alla popolazione dovrebbe essere il punto di partenza di ogni movimento di sinistra radicale…I valori e le istituzioni (antirazzismo, antifascismo, i diritti civili, i sindacati) ne sono solo un’emanazione. La sinistra italiana ha commesso l’errore di aggrapparsi ai valori e alle istituzioni, e non si è accorta che la terra che la sosteneva non era più sotto i suoi piedi, come un Willy il Coyote qualsiasi.”.

 

In Italia leggi razziali, come nel 1938? (Domenico Stimolo)

http://www.labottegadelbarbieri.org/in-italia-leggi-razziali-come-nel-1938/

  • «sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane»
  • «programmazione di 500.000 espulsioni di migranti irregolari»
  • «chiusura di tutti i campi nomadi irregolari».

Così si legge nel programma politico dell’alleanza di Governo Lega-5Stelle:

  • Punto 18. POLITICHE PER LA FAMIGLIA E NATALITÀ

«È necessario rifinanziare gli Enti Locali dando priorità al welfare familiare (come ad esempio il sostegno per servizi di asilo nido in forma gratuita a favore delle famiglie italiane...».

Sembra proprio la vendetta a freddo sulla proposta di legge “Ius soli”Riforma dei diritti di cittadinanza che, purtroppo – vilmente, senza rispetto per i tantissimi cittadini che avevano firmato la proposta, dopo svariati anni di immersione nel “cantiere legislativo” – fu definitivamente abbandonata dalla precedente maggioranza governativa, senza discussione e voto.

Il progetto, chiaramente discriminatorio, è volutamente finalizzato a creare gabbie ai bambini che non hanno la cittadinanza italiana. Si vogliono strutturalmente emarginare e penalizzare le tante famiglie di cittadini non italiani che sono presenti in Italia. La gran maggioranza di queste, inserite nel tessuto sociale, lavorano e pagano regolarmente tasse e contributi vari, compreso le strutture locali che gestiscono gli asili. L’intento è particolarmente odioso in quanto rivolto contro i bambini.

In questa maniera si diverge sostanzialmente dall’articolo 3 della nostra Costituzione «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza discriminazione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

  • Punto 23, CAMPI NOMADI

«Il dilagare dei campi nomadi, negli ultimi anni, l’aumento esponenziale di reati commessi dai loro abitanti e le pessime condizioni igienico-sanitarie a cui sono sottoposti ha reso tale fenomeno un grave problema sociale con manifestazioni esasperate soprattutto nelle periferie urbane coinvolte.

Ad oggi circa 40 mila Rom vivono nei campi nomadi e il 60 per cento sono minori.

Sono pertanto necessarie le seguenti azioni: chiusura di tutti i campi nomadi irregolari in attuazione delle direttive comunitarie; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori pena l’allontanamento dalla famiglia o perdita della responsabilità potestà genitoriale. In ogni caso, proponiamo di intervenire per il pieno superamento dei campi Rom in coerenza con l’ordinamento dell’Unione Europea».

Chiudere, per fare cosa? A questa elementare domanda nel testo Lega-5Stelle non c’è nessun accenno di risposta. Poiché non sono previste sistemazioni alternative, la qual cosa dovrebbe essere elementarmente scontata (le normative europee prevedono adeguate sistemazioni abitative), si può facilmente immaginare che l’applicazione di questa “scrittura” porti o alla dispersione nel territorio, con tutte le conseguenze negative del caso a partire dai diretti interessati, o alle espulsioni di massa dall’Italia.

Dato il sentimento che regge il testo è semplice supporre che l’azione possa mirare alle espulsioni di massa. Queste però sono proibite dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Trattato di Nizza il 7 dicembre 2000)  e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (firmato a Roma il 4 novembre 1950). Infatti, i cittadini dell’Unione europea sono liberi di circolare e soggiornare. I Rom (chiamati erroneamente nomadi) sono di fatto cittadini europei, compresi quelli – a maggior ragione – che di fatto sono italiani in virtù delle normative vigenti. L’allontanamento o l’espulsione può essere assunta solo nei riguardi di singole persone.

Retorica, propaganda, decisionismo autoritario? Aspettiamo ansiosi le ulteriori notizie del corso d’opera.

  • Punto 13 IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS

«Occorre prevedere, contestualmente, l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani.

Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria.

Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio, il trattenimento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia eseguito in un tempo massimo complessivo di diciotto mesi, in armonia con le disposizioni comunitarie».

La parola magica utilizzata nel testo è “rimpatrio”, cioè tornare in patria. A leggere sui vari dizionari in auge in Italia, alla parola Patria si associa un territorio abitato da un popolo che “sente” come valore fondamentale l’appartenenza, per nascita, lingua, storia, tradizioni, cultura e coesione. Come ben noto i dizionari non hanno l’obbligo di rivedere in maniera strutturale i significati delle parole in proporzione alla scala del tempo. Se banalmente si dovessero prendere in considerazione i giganteschi processi di emigrazione – per guerre, fame, voglia di cambiamento, di libertà, di libera circolazione degli umani come già codificato per le merci – che hanno caratterizzato la storia di tutti i continenti della nostra Gaia Terra negli ultimi 150 anni, con centinaia di milioni di persone che si sono spostate dal suolo natio, il concetto di Patria muterebbe radicalmente. La Patria è dove si vive! Dove si costruisce il percorso di vita, si generano i figli, si intrecciano relazioni sociali, si contribuisce alla crescita comune e all’evoluzione civile e democratica. Integrandosi, quindi, per lingua, cultura, storia, mantenendo anche le proprie tradizioni in una veste modificata, nel rispetto delle leggi vigenti. A maggior ragione, se si viene comandati ad andare in guerra, pur essendo “diversi”, come avvenuto con grandi proporzioni di coinvolgimento di popolazioni nell’emisfero occidentale nel corso degli ultimi due eventi mondiali. Restando solo negli ultimi 500 anni di storia, se guardiamo solamente al “nuovo continente”, le Americhe del sud e del nord, che per il volere delle potenze colonialiste, dopo lo sterminio dei popoli indigeni, sono state ampiamente “ripopolate” da decine di milioni di umani, uomini, dome e bambini, in condizioni di schiavitù, dopo essere stati rapiti dai luoghi nativi in Africa.

Un filone di pensiero – libertario e di sinistra, forte e partecipativo, democratico nella maniera più complessiva dopo l’avvenuta sconfitta del nazifascismo – ha provveduto a rimodulare in maniera sostanziale il significato del termine Patria. Nel corso degli ultimi due secoli grandi movimenti popolari, sociali e politici, con molti uomini e donne che dedicarono la vita, si sono mossi per ridefinire operativamente il concetto di Patria. In Europa, in particolar modo, sulla bilancia della storia e nella formazioni delle coscienze (sottoposta sempre alle pressioni delle mutazioni) pesano in maniera gigantesca i cento e più milioni di morti e mutilati sacrificati “sull’altare” della prima e seconda guerra mondiale. L’immane catastrofe fu determinata dall’esaltazione del concetto di Patria, dalla presunta superiorità rispetto al confinante, quindi della “razza”, gli “eletti” che dovevano asservire con la forza gli “inferiori”. In testa i manovratori, avvelenatori delle coscienze popolari, per fare prevalere gli interessi economici e finanziari da essi rappresentati.

La Patria fu identificata con la realizzazione operativa del nazionalismo. Il male supremo che ha avvelenato l’Europa, giusto per restare nel nostro contesto geografico. Verbo trainante del pensiero politico e ideologico delle destre. Ora il morbo nefasto è di nuovo riemerso dal fondo della palude melmose. Alligna in molti Paesi. L’Italia né diventato esempio.

Irregolari” sono definiti gli Esseri Umani che approdati in Italia (o in Europa), spesso provenienti da situazioni drammatiche caratterizzate da guerre, lancinante miseria, devastazioni ambientali, contesti liberticidi, hanno perso per vicissitudini varie – essenzialmente di natura gestionale -, nella stragrandissima maggioranza, il riconoscimento della Protezione Umanitaria o del Diritto di Asilo/Permesso di Soggiorno. I moderni “Lor Signori” li hanno quantificati in 500.000 persone. Per molti è bastato perdere il lavoro regolamentare (come successo a molte persone di cittadinanza italiana) per cadere, loro e le famiglie, nell’inferno della “irregolarità”.

Quindi, stante il programma di governo Lega-5Stelle, sono tutti da espellere. Sono sparsi in tutti i Comuni della penisola. Come si fa ad individuarli selettivamente, a metterli assieme, pronti per il “rimpatrio”? In quanto tempo, con quali metodi? Vogliono adottare rastrellamenti di massa?

Ma i Paesi nativi sono pronti a riceverli? Le persone coinvolte – extracomunitarie – appartengono ad alcune decine di nazionalità. Gli accordi che ad ora sono stati stipulati, nel corso di tanti anni, si possono contare sulle dita di una mano.

In attesa delle definizione di questi ipotetici accordi che, dato il contesto generale dei rapporti internazionali non verranno, dove vorranno tenerli? Vorrebbero realizzare «sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione». Sarebbero luoghi di detenzione veri e propri, di lunga durata, in attesa di una soluzione che mai verrà!

Si prefigura una situazione di gravissimo allarme democratico, umanitario, di coesione con le norme costituzionali.

Stante i propositi di questi Lor Signori, riguardo le tre “voci” evidenziate: espulsioni irregolari, chiusura campi Rom, non accesso alla gratuità degli asili nidi, complessivamente sarebbero oltre 700.000 gli Esseri Umani coinvolti e fortemente discriminati.

Quando nel 1938 da parte del regima fascista furono varate le leggi razziali avendo come epicentro i cittadini di religione ebraica gli “interessati” residenti in Italia superavano di poco le 47.000 unità. Quelle leggi riguardavano anche le persone di altre provenienze, i cosiddetti “negri”, che essenzialmente vivevano nelle cosiddette colonie italiane in Africa.

Siamo ancora di fronte a un progetto: a data odierna (19 maggio) non si è ancora costituito un Governo che dovrebbe rendere operativo le “inventive” di merito. Anche se ormai pare che i “giochi” siano fatti. Serve un grande scatto di orgoglio civile e democratico, per uscire dal grande sterile torpore che da dopo le elezioni del 4 marzo contraddistingue i cittadini che hanno a cuore le regole costituzionali, i principi umanitari, i dettami internazionali di solidarietà, di uguaglianza, di antirazzismo fra gli Esseri Umani.

Questi propositi Lega-5stelle devono essere respinti con grande convincimento e fermezza operativa. Le organizzazioni sociali e religiose, partiti, sindacati, l’associazionismo civile, che hanno a cuore le fondamenta democratiche del nostro Paese, devono con grande urgenza uscire dalla palude del silenzio, ponendosi alla testa di un grande fronte popolare (è questo il giusto termine) forte, motivato, coinvolgente e pacifico, che abbia l’inderogabile obiettivo di mantenere i requisiti universali che caratterizzano uno Stato democratico e i princìpi sostanziali di convivenza, di solidarietà e di rispetto nei riguardi dei cittadini di tutte le provenienze. Per sconfiggere i vecchi e i nuovi fascismi sempre più ringalluzziti che mirano alla formazione di una cosiddetta “terza repubblica”, mirata a cancellare la memoria storica del nostro Paese costituita dal nerbo portante della Resistenza contro tutte le forme di oppressioni.

 

Silvia Milani, Universal Robots, Delos Digital, nov.2016

dagli albori delle prime civiltà all’epoca del GPS, gli androidi hanno sempre avuto un ruolo all’interno delle più diverse tradizioni culturali e hanno compiuto un emozionante cammino evolutivo con l’uomo.Docili feticci imbambolati o crudeli macchine di sterminio? Dotte entità fluttuanti o cataloghi antiquari del corpo umano?

“Quelli di Čapek non erano più i tempi dei meccanismi a orologeria, delle bambole perturbanti, dei servitori magici e delle anatre da salotto: mentre l’autore concepiva i suoi robot, l’umanità scivolava sulle rapide del progresso, trasportata dai sistemi automatici industriali, dall’elettricità, dall’aviazione, dalla radio e dal telefono. Funzionalità, efficienza, semplificazione e soprattutto velocità, plasmavano e, per alcuni, assoggettavano lo spirito di una nuova civiltà.”

In una recente conversazione un mio amico nerd mi ha illustrato la sua curiosa idea di voler realizzare un’immagine 3D della sua “ragazza perfetta”, una combinazione virtuale di alcune caratteristiche a lui gradite di una ragazza vera di cui si è invaghito con le possibilità offerte da programmi di animazione o DAZ. Senza escludere una versione robotica o tramite stampante 3D, come quelle offerte da realdoll.com. Non so cosa ne verrà fuori, forse mi nasconderà tutto o quasi, ma non senza continuare a parlarmene enfaticamente.

Mi sono ricordato che Silvia Milani accenna a realdol.com nel suo saggio intitolato Universal Robots – La civiltà delle macchine, subito dopo aver parlato della mitica androide (o meglio, ginoide) Hadaly (dal romanzo Eva Futura di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, 1886) e del manichino Cynthia dei Magazzini Saks, divenuta poi, oltre che regina dei salotti newyorkesi,  anche conduttrice di una rubrica giornalistica e di un programma radiofonico e, nel 1938, attrice nel film Artists and models abroad.

Il termine androide, creatura artificiale dalle sembianze umane,  divenne popolare proprio con il romanzo di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, che racconta la storia della ginoide  Hadaly, progettata e costruita da Thomas Alva Edison (!) “allo scopo di dar vita a una nuova Eva, o meglio, a una seconda progenie di creature in grado di riscattare l’Eva decaduta e restituire così nuove speranze “scientifiche” all’umanità”. Il confronto uomo/androide  ci riporta non solo a Olimpia, la bambola meccanica dell’Uomo della sabbia di E.T.A. Hoffmann (1815), ma anche, inevitabilmente, alle più recenti ginoidi, (la Rachael di Blade Runner) fino alle partners ideali che oggi si possono acquistare sul sito realdoll.com, “scegliendo in un catalogo molto ricco il volto, il corpo, il tono dell’incarnato, la lunghezza delle unghie, il colore dei capelli, degli occhi, la carnosità della bocca, la conformazione dei genitali e altri dettagli anatomici personalizzati”. Create come oggetto sessuale,

finiscono spesso per ornare e accompagnare l’intera quotidianità del proprietario. Sembra infatti che proprio nel momento in cui l’immaginario si realizza iperrealisticamente nel corpo della bambola, esso perda la sua carica dirompente, diventando un feticcio imbambolato della routine.”.

Su bambole perturbanti, Eve future, automi e robot dall’antichità ad oggi ci eravamo già confrontati a inizio decennio sui nostri rispettivi blogs di allora, Dead Channel Surfing (il mio) e alleedelisleadam (il suo). Fra il 2008 e il 2010 avevo pubblicato una serie di post dedicati alla robotica e all’automatizzazione in generale, con le sue vaste implicazioni di tipo sociale, economico, storico, psicologico, etico, nell’ambito più generale dell’immaginario fantascientifico, in particolare quello cyberpunk e steampunk. Fra vecchi e nuovi films (The Day The Earth Stood Still, Die Puppe, The Mechanical Man, etc.), cortometraggi, articoli sugli automata di P. Jaquet-Droz  o sui robot nell’Era Vittoriana, strani oggetti steampunk, comics ed eventi, figuravano appunto anche alcuni contributi di Silvia Milani, studiosa attentissima del fenomeno, laureata in Lettere con una tesi sulla genesi del robot nell’immaginario del Futurismo. Fra questi ricordo un paio di post su R.U.R (Rossum’s Universal Robots) di Karel Čapek (1921)., uno su futuro e letteratura e un quarto su Il robot nell’uomo.

Già in questi post era evidente l’interesse dell’autrice per i continui rimandi  storici e culturali. Così i robots di Čapek vengono confrontati con la leggenda del Golem, l’Introduzione alla cibernetica di Norbert Wiener, le riflessioni di Jean Baudrillard sui simulacri e sul virtuale. col Progetto Genoma Umano di Craig Venter, ma anche con la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo (1860), in cui lo scrittore parla della Creazione e moltiplicazione degli omuncoli (2066- 2140). Senza dimenticare gli automi di Jacquet-Droz, il taoismo o i pensieri di Blaise Pascal.

 

In questo suo saggio intitolato giustamente Universal Robots, l’autrice si muove agilmente fra automata e androidi, robot e replicanti, fra passato e futuro, fra immaginario e realtà, riassumendone i passaggi fondamentali con un brioso stile narrativo che sollecita la curiosità del lettore ad andare avanti e a approfondire ulteriormente l’argomento, anche dal punto di vista filosofico.

 

L’Introduzione in questo senso è già fatale, perchè ci conduce con mano sapiente dai primi automata di Alessandria d’Egitto (IV e III sec a.C.) agli orologiai del Sei-Settecento, dall’oca di Vaucanson agli studi sul corpo e sull’anatomia (Vesalio, Susini) fino a Galvani, Volta, lo steam man ottocentesco e, dulcis in fundo, le visioni futuristiche di Ippolito Nievo, del sociologo Mario Morasso (La nuova arma: la macchina, 1905), e “naturalmente” di Filippo Tommaso Marinetti con  il suo “universo meccanico di locomotive, aeroplani e automobili, destinato ad accrescersi al ritmo delle industrie e dei cantieri”.

Alcuni decenni dopo, nel 1950,  il teorico della cibernetica Norbert Wiener pubblicò la sua Introduzione alla cibernetica sottotitolata  L’uso umano degli esseri umani. Il passaggio dal futuristico Regno della Divina Luce Elettrica (Marinetti) ai rischi concreti dell’abitudine all’automatismo mette naturalmente i brividi. Di mezzo ci sono evidentemente due guerre mondiali. All’ottimismo fino ad allora rivolto ad automi e civiltà delle macchine subentrano le prime riflessioni critiche, e dal perturbante analizzato da Freud si passa ai replicanti di Blade Runner, il film diretto da Ridley Scott (1982) ispirato al racconto di Philip Dick “Il cacciatore di androidi”. Nel frattempo l’ingegnere cibernetico giapponese Masahiro Mori aveva pubblicato i risultati delle sue analisi sperimentali sulla percezione umana di robot e androidi, in uno studio intitolato La valle perturbante (in inglese The Uncanny Valley, 1970).

Il capitolo  su “La macchina umana: dall’omuncolo al robot”  ci introduce all’odierna tematica della robo-etica,  ovvero delle “implicazioni morali di un possibile uso criminoso delle macchine intelligenti” (robot, droni, armi “autonome”). Lo spunto iniziale è la Storia filosofica dei secoli futuri fino all’anno 2222 di Ippolito Nievo. Gli omuncoli, “detti anche uomini di seconda mano, o esseri ausiliari”, costituiscono il precedente ottocentesco dei robot di R.U.R.  Secondo Nievo verranno costruiti a Liverpool nel 2060 da due costruttori di macchine per cucire. Il famulus (“servitore”) sarà un calzolaio, un automa che riproduce non soltanto i movimenti meccanici del corpo, ma anche la capacità di sentire “la differenza e il valore degli ostacoli in cui si abbattono”, ottimizzato per essere il più possibile produttivo. I due soci finiscono per litigare, e l’uno fa uccidere l’altro da un altro omuncolo creato allo scopo. Come si regoleranno i giudici su questo delitto? Il mandante dell’omicidio verrà condannato a morte. Ma cosa fare dell’artificial man che è di fatto l’assassino, seppure “sprovvisto della capacità di comprendere”? La giuria di Nievo non ha dubbi, e fa decapitare anche lui “come reo di materiale omicidio premeditato e consumato”.

Ma come comportarsi nel caso in cui un drone, oggi, ad esempio un drone fattorino di Amazon,  dovesse commettere un crimine? E nei confronti delle armi cosiddette autonome  (Lethal Autonomous Weapon Systems)?  Il dibattito sulla robo-etica investe anche l’ONU, che dovrebbe stilare una lista dei dispositivi da bandire o limitare in caso di conflitti. Sono preferibili droni che vanno in guerra senza controllo umano, o droni pilotati  in remoto?

Queste e altre questioni che investono diverse discipline (informatica, sociologia, diritto, teologia etc.) riguardano inoltre non soltanto gli eventi bellici ma sempre più “diversi ambiti delle relazioni sociali, della politica tra Stati, dell’ambiente, dell’economia e della giustizia, sempre più vicini all’uomo”, a causa dell’impatto di congegni “sempre più invasivi e sostitutivi”. Quali saranno le ricadute “sociali” delle sperimentazioni belliche?

Questo sempre più è stato anticipato, ci ricorda l’autrice, in film come Crash o Tetsuo, che ricordano l’elettricità sessuale di Marinetti:

“In queste rappresentazioni i protagonisti rispondono unicamente al richiamo d’una corrente vitale che comunica con il mondo gelido delle forze e dei meccanismi; quel mondo che Gregory Bateson (1903-1980) ha definito, con un prestito da Jung e lo gnosticismo, il Pleroma.”

A questo livello non è facile stabilire le differenze fra androidi ed esseri umani (immaginari e reali). Bisognerebbe affidarsi, secondo Pascal, ai sentimenti, che però sono falsificabili. Al contrario, l’amore fra Primus ed Elena, i robot amanti di RUR, potrebbe essere considerato autentico. Di conseguenza “la geografia ufficiale, in un prossimo futuro, avrà il dovere di segnalare l’esistenza di una sempre più estesa Valle perturbante tra il mondo del Pleroma e quello della Creatura”.

 

 

Nella Terza e conclusiva parte del saggio, la Milani rivisita dunque alcuni dei fondamenti, sia classici che meno noti, di questa “geografia ufficiale”, alcuni dei quali abbiamo avuto modo di conoscere in precedenza: i robot di Čapek, naturalmente, l’estetica della velocità futurista, Mario Morasso e il suo wattman (La nuova arma: la macchina, 1905) e le teorie cibernetiche di Norbert Wiener e Masahiro Mori. Lasciamo qui al lettore la curiosità e la responsabilità di approfondire per proprio conto questa nuova geografia del futuro, non senza un messaggio di speranza e di amore   🙂

 

 

A questo punto Alquist ha la prova certa che i due robot si amano. Spalanca la porta del laboratorio, ordina loro di uscire e di stare insieme per sempre. Si siede poi alla scrivania, fa cadere tutti i libri che ha di fronte e raccoglie da terra una Bibbia:

E Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse e disse loro: Prolificate, moltiplicatevi e riempite il mondo…

Quando l’uomo si allontana dalla scena e il sipario sta per calare, in cima al cumulo di volumi sul pavimento troviamo aperto il libro di Mario Morasso. Tra quelle righe che vibrano e sbuffano il gas di un motore a scoppio, leggiamo:

E non ci sembrerà più impossibile che in un avvenire lontanissimo sia sparsa per il mondo una specie vivente, nuovissima e chimerica, una folla strana di individui metallici, di automi invulnerabili, mostruosi e docili, genitura vera dell’uomo e forse sua erede e continuatrice sul nostro pianeta assiderato. (Mario Morasso, op.cit.)

 

Amen.

Silvia Milani, laureata in Lettere con una tesi sulla genesi del robot nell’immaginario del Futurismo, insegna lettere e si occupa da freelance di editing, scrittura creativa e editoria. Ha curato numerosi contenuti per la sezione “letteratura italiana” di Oilproject, sito di e-learning. Vive e lavora a Pesaro

 

Fari nella nebbia (regia di G.Franciolini, 1942, con Mariella Lotti, Fosco Giachetti e Luisa Ferida)

 

Con la sua bellezza altera e aristocratica, Mariella Lotti interpretava spesso ruoli di principessa e nobildonna. Tuttavia una delle sue migliori interpretazioni fu quella in Fari nella nebbia (regia di Gianni Franciolini, 1942), nei panni di Anna, una commessa, moglie di un camionista, che dopo una brutta lite si separa, per riappacificarsi alla fine. Soggettone drammatico, belle riprese, bella fotografia. Nel film è affiancata da Fosco Giachetti (Cesare, il marito) e da Luisa Ferida (Piera), che qui non è in compagnia del solito Osvaldo Valenti (come erroneamente viene riportato su You Tube).

La curiosità di vedere questo film del 1942 mi è venuta dalla…curiosità di Piero Trellini su ilPost di sapere che fine avesse fatto questa famosa attrice italiana degli anni Quaranta, e su come vengano citati, spesso malamente, i dati su Internet. Ed è veramente valsa la pena sia leggere l’articolo che vedere il film.

http://www.ilpost.it/pierotrellini/2018/01/22/la-donna-mori-due-volte/

 

“Accingendomi a ricostruire le sue tracce non potevo prevedere che mi sarei trovato dentro una storia sconosciuta…”

 

Henry Rollins (Black Flag) – Il mio debito con l’Europa

(i musicisti punk hanno spesso affrontato, nei testi come nella forza espressiva delle loro performances, i temi della violenza urbana, dal ribellismo giovanile alle guerre di gangs, dalle violenze razziste a quelle psicologiche, sessiste, famigliari, religiose etc fino agli assassini psicopatici e ai mass murderers. Dalle Death Factory naziste fino a Jim Jones non esiste forse altro genere musicale che abbia trattato direttamente, consapevolmente, senza abbellimenti e sentimentalismi, i temi della violenza, in generale e in una tale estensione, come il punk e i suoi derivati (post, hard, alternative, industrial, etc.), come capacità “artistica” di rielaborare materiale “maledetto” formalmente espulso dal perbenismo e conformismo dominante, e quindi di portarlo alla coscienza come una sorta di “Teatro della Crudeltà” o di Tragedia greca contemporanei; una forma di “catarsi”, se si intende questo termine come grado di consapevolezza raggiunto e non come blando placebo;  Henry Rollins è uno di questi “artisti”, insieme a scrittori come Hubert Selby o Henry Miller da lui citati in questo articolo, uscito su LA Weekly il 19 novembre)

 

Henry Rollins“Solo qualche giorno fa ero in Belgio, e poi in Inghilterra. A questo punto non ho idea di quanti viaggi ho fatto in quali paesi o nel resto di quella che viene chiamata Europa.

Per me l’Europa è come l’Africa: Molti paesi e culture, ma anche qualcosa che a volte può essere considerato un’entità più grande di sé stessa. Quello che voglio dire è che quando qualcosa viene definito “Europeo” non sta venendo considerato come appartenente a un paese ma in senso collettivo. […] Quando ho iniziato ad andare in tour con un gruppo, l’Europa è diventata qualcosa di più di una lista di nazioni in cui suonare come accade con gli stati in America.

Per decadi, l’Europa è stata un rifugio per artisti e musicisti. È il luogo in cui Charlie Parker poteva andare a mangiare nello stesso ristorante in cui stava mangiando un membro qualsiasi del suo pubblico, una cosa impossibile nel suo stato natio, il Kansas, o quella che sarebbe dovuta essere la sua terra natia, l’America.

Essere chiamati con epiteti razziali ed essere trattato come un essere umano di classe inferiore potrebbe non alimentare la fornace del proprio patriottismo. Non c’è da meravigliarsi se l’Europa è diventata un posto accogliente per molti grandi artisti americani, da Lightnin’ Hopkins ad Henry Miller, il cui lavoro è stato bandito per anni nella terra del Primo Emendamento mentre in Europa veniva considerato un eroe letterario.

Se sei in una band alternativa, se fai rumore che viene raramente sentito alla radio, se sei in qualsiasi modo strano o “artistico”, c’è una buona probabilità che molte persone trovino valore in ciò che fai se lo porti in Europa.

[…] Non sarò mai capace di ripagare l’Europa, il luogo geografico o il concetto, per le decadi di gentilezza, rispetto e generosità che mi ha riversato addosso. Ci sono state alcune esperienze dure nei primi tour – così va la vita – ma l’esperienza più ampia è stata fantastica e ha avuto un enorme impatto su di me. […]

La distruzione che ha colpito questi paesi – quello da cui hanno dovuto recuperare e quello che hanno fatto per impedire che nulla di simile possa accadere di nuovo – è parte dell’identità Europea più di qualsiasi altra cosa.

Penso sia per questo che l’Europa mette così tanta enfasi sull’arte. È una salvaguardia contro l’ignoranza e gli atti più osceni perpetrati dalla razza umana. E penso che gli eventi sportivi internazionali aiutino a far sì che le conversazioni tra i paesi europei siano continue e sane.

Le persone di ogni paese in Europa capiscono che quasi tutto può essere perso, e che una guerra implica il fatto che ci vorranno diverse generazioni per riprendersi pienamente. L’umanità non dovrebbe essere così resiliente, ma quello che a volte ci facciamo l’un l’altro non ci lascia altra scelta, che è una delle cose che rende la nostra specie così fantastica.

Ed è per questo che i recenti attacchi su Parigi sono qualcosa di più che titoli orribili provenienti da una città incredibile. Sono un pugnale nel cuore collettivo dell’Europa e del mondo.”

Tradotto da:

http://rumoremag.com/2015/11/20/henry-rollins-sugli-attentati-di-parigi-non-potro-mai-ripagare-il-mio-debito-con-leuropa/

 

 

By Henry Rollins

Thursday, November 19, 2015

http://www.laweekly.com/music/henry-rollins-i-will-never-be-able-to-repay-my-debt-to-europe-6288178

Just days ago, I was in Belgium and England. At this point, I have no idea how many trips I have made to either country or to the rest of what is called Europe.

For me, Europe is very much like Africa: It is many countries and cultures as well as something that can sometimes be considered as an entity larger than itself. What I mean is, when something is termed “European,” it isn’t being described as being of any one country but in more collective sense. When we use such a term, we are often trying to get at a far bigger idea for the sake of conversational expediency. We’re putting an infinitely large concept into a context so small, it can be immediately vague and unintentionally disingenuous.

I went to European countries as a child with my mother. My memories are of interesting accents, a sense of antiquity, the vastness of time and museums.

When I started touring with a band, Europe became more than just a list of countries you could perform in as you did states in America.

For decades, Europe has been a haven for artists and musicians. It was where Charlie Parker could go and eat in the same restaurant as any member of his audience, something that wasn’t always possible in his native state of Kansas or what should have been his native land, America.

Having racial epithets hurled at you and being treated as a subclass of human might not stoke the furnace of your patriotism. It’s no wonder Europe became a welcoming place for so many great American artists, from Lightnin’ Hopkins to Henry Miller, whose work for years was banned in the land of the First Amendment, while he was hailed as a literary hero in Europe.

If you are in an alternative band, if you make noise that is rarely heard on the radio, if you are in any way strange or “arty,” there is a good chance that many people will find value in your output if you take it to Europe.

In 1988, I took the legendary writer Hubert Selby Jr. to Europe as my opener, for a series of speaking dates. It was amazing to watch his mind get blown on an almost daily basis. Preshow, while I was at the venue, Selby often was being whisked around town for radio and television appearances. People hugged him on the street and brought hardcover editions of his books in translation, to be signed after his appearances. When we would do the shows, after his performance, many people would leave. He was the one they came to see. I don’t think he had ever experienced anything like it.

To watch him be so appreciated and respected, as the truly great writer he was, was one of the most inspirational things I have ever witnessed. It moved him to tears more than once. I can’t thank Europe enough for that.

I will never be able to repay Europe for the kindness, respect and generosity it has heaped upon me.

I will never be able to repay Europe, the geographical place or the concept, for the decades of kindness, respect and generosity it has heaped upon me. There were, on the first few tours, some rough experiences — that’s life — but the far larger experience has been amazing and hugely impactful.

I love the countries of Europe. Love them. They are a part of my life. It’s great to be somewhat familiar with so many streets in so many European cities, from Belgium to Portugal. It is like having a home as big as the world. It is something that those who do not travel will simply never know and never be served so well by. Travel makes you a better person.

Although the areas that comprise Scandinavia, the United Kingdom and continental Europe are pretty spread out on the map, I think that, to a certain degree, they all share a connection that is as deep as it gets. World War II has united every European country, even neutral Switzerland, through blood, sadness and incalculable loss, in ways that are still detectable decades later.

The destruction leveled upon these countries — what they have had to recover from and what they have done in order to prevent anything like it from happening again — is as much part of the European identity as anything else.

I think this is why Europe places such emphasis on the arts. It is a safeguard against ignorance and the more obscene acts perpetrated by humankind. And I think international sporting events keep the conversations between European countries continuous and healthy.

The people of every country in Europe understand that almost everything can be lost, and that war takes several generations to fully recover from. Humanity should not have to be so resilient, but what we sometimes do to one another really leaves us no other choice, which is one of the things that makes our species so amazing.

This is why the recent attacks in Paris are more than horrific headlines from an incredible city. It is a stab in the collective heart of Europe, and the world.

La Camminata della Vergogna

ATTENZIONE! SPOILER! (per chi segue su RAI4)

 

“Penso che abbia alcune persone da uccidere prima di aver finito.” (Lena Headey, riferendosi a Cersei)

Uccidere chi? le Septa? l’Alto Passero? far fuori tutti gli Alti Passeri, presenti e futuri? far fuori l’intero Culto dei Sette Dèi?

La sesta stagione si annuncia molto “calda”…(almeno dal suo punto di vista)

 

“Non è difficile capire cosa si prova, quando la gente veramente ti urla contro, e tu hai un aspetto di merda e vieni fottutamente umiliata,” ha detto la Headey. “C’è una parte di te che ha una paura fottuta. Non riesco nemmeno ad immaginare le persone che ti vorrebbero morto. Cersei ha sbagliato, ma non si merita questo.”

La strage di Ankara

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Questa immagine del tragico attentato di Ankara mi ha ricordato, involontariamente, la manifestazione del 2013 contro la guerra in Irak, a Roma, che terminò a Piazza San Giovanni, e alla quale parteciparono centinaia di migliaia o addirittura 2-3milioni di persone: sindacati e operai, comunisti, ambientalisti, pacifisti, cattolici e suore, no global, centri sociali, etc. Forse l’ultima manifestazione davvero “ecumenica” che ci sia mai stata in Italia, prima degli scismi settari odierni. Talmente pacifica che qualcuno spregiativamente la definì “una passeggiata”, Berlusconi disse che in quel corteo non c’era “la maggioranza degli italiani”, che ovviamente stavano davanti al televisore.

La guerra ci fu, e le conseguenze funeste durano tuttora senza che nessuno dei criminali che la condussero e appoggiarono abbia mai pagato alcunchè, anzi  (faccio retorica deliberatamente, à la Brecht, ma la verità è proprio questa: i veri grandi criminali non pagano mai, o quasi).

Queste ragazze, questi ragazzi di Ankara assomigliano molto a noi, vestono come noi, hanno le  nostre motivazioni, costituiscono la parte laica di una Turchia che con delinquenti come Erdogan sta appoggiando le peggiori efferatezze contri i curdi e contro i siriani, finanziando e addestrando i terroristi dell’ISIS,  attaccando YPG e PKK, nella stolta arroganza del nano che crede di essere un gigante o un nuovo sultano, mentre non è che una miserabile pedina in mano altrui. La responsabilità di questa tremenda strage è interamente sua, della sua follìa e della follìa di chi continua a sostenerlo, anche in Italia.

http://ilmanifesto.info/le-mani-sporche-del-sultano/

“Questo è il punto a cui hanno condotto il paese dopo 13 anni: la Turchia ormai somiglia a paesi come la Siria, l’Iraq o l’Afghanistan…Questo tipo di regime ha un nome, ma se lo scrivessi sono sicuro che sarei incriminato.”

http://www.internazionale.it/opinione/gunal-kursun/2015/10/12/ankara-attentato-responsabile

 

demirtas kubra mollagluSelahattin Demirtas, segretario dell’HDP (Partito Democratico del Popolo), con la candidata alle prossime elezioni Kubra Meltem Mollaoglu, morta nell’attentato di Ankara

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LETTURE STRATEGICHE

Basta leggere qualche libro, no?

“ma un libriccino più piccolo non c’era, orcu can!!”

STRATEGIE DI MARKETING

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STRATEGIE CONFUSE

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LA NUOVA STRATEGIA DELL’ISIS

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ISIS fighters dress as women in attempt to escape fighting‏. (photo credit:SOCIAL MEDIA)

 

STRATEGIE SFORTUNATE

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STRATEGIE CASPICHE

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“Non cercare alleati. Non mostrarti mite. Basati sui tuoi interessi. Intimorisci il tuo avversario. Così il paese nemico potrà essere conquistato e le sue città fortificate sottomesse.”
Sun Tzu