La terza autodistruzione dell’Europa a guida tedesca – Emmanuel Todd

La crisi greca rivela la frattura fra l’Europa del Nord e quella del Sud

 

 

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via http://www.herodote.net/index.php

Traduzione & editing : vincent

 

 

In un’intervista molto dura al giornale belga Le Soir del 10 luglio, lo storico e antropologo francese Emmanuel Todd ha denunciato la risposta autoritaria e suicida di Berlino e Bruxelles alla crisi greca:

« L’Europa è diventata un sistema gerarchico, autoritario, “austeritario”, a guida tedesca…E’ un’Europa controllata dalla Germania e dai suoi satelliti baltici, polacchi, etc….Tsipras sta probabilmente polarizzando questa Europa del Nord contro l’Europa del Sud”.

“Il lato tragico della situazione è che l’Europa è un continente che nel corso del XX secolo, in modo ciclico, si suicida sotto la guida tedesca. C’è stata prima la guerra del 1914, poi la Seconda Guerra Mondiale. A quel punto il continente diventa molto più ricco, pacifico, demilitarizzato, vecchio, artritico. In questo contesto rallentato, come al ralenti, si sta senza dubbio per assistere alla terza autodistruzione dell’Europa, e di nuovo sotto la guida tedesca…”

La crisi greca mette in rilievo le profonde differenze fra le due Europe, la cui opposizione culturale è « anch’essa antica come l’Europa »:

I Paesi del Sud sono realmente influenzati dall’universalismo romano, dunque istintivamente dalla parte di un’Europa ragionevole, cioè di un’Europa la cui sensibilità non è autoritaria e masochista, che ha compreso che i piani di austerità sono autodistruttivi e suicidi…Al contrario, i paesi del Nord sono piuttosto centrati sul mondo luterano – comune ai due terzi della Germania, a due paesi baltici su tre, ai paesi scandinavi – a cui si aggiunge il satellite polacco – Polonia cattolica ma mai appartenuta all’impero romanoe i socialdemocratici sono impiantati nelle zone protestanti della Germania. Ancora di più al nord, ancora più opposti ai “gaudenti cattolici” del sud…

Secondo Todd, “l’Euro è il buco nero dell’economia mondiale”, e se la Grecia uscisse dalla zona euro ciò mostrerebbe agli altri paesi che ne uscirebbe molto meglio senza di esso, a maggior ragione perché vi sono tanti altri interessati a rimetterla in sesto, “a cominciare dagli Americani”.

 

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E il ruolo della Francia in questa frattura nord-sud?

Per lo storico francese, “i due terzi della Francia profonda sono dalla parte dell’Europa del Sud”. François Hollande deve imporsi e sostenere i Greci, altrimenti si ripeterà la storia del regime del maresciallo Pétain:

Per Hollande è il momento della verità. Se lascia cadere i Greci, finisce storicamente dalla parte dei socialisti che hanno votato i pieni poteri al maresciallo Pétain. Se i Greci vengono massacrati in un modo o nell’altro con la complicità e la collaborazione della Francia, allora si saprà che al potere c’è la Francia di Pétain”.

Quel che s’è visto dal 2011 è l’incredibile ostinazione delle élites europee – e in particolare delle élites francesi neo-vichyste, un misto di zombies cattolici, banchieri e spregevoli alti funzionari – di voler far durare questo sistema che non funziona…L’Europa si è ostinata in un’incredibile attitudine di scacco economico che evoca infatti un elemento di follia”.

 

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(intervista a cura di William Bourton, http://www.herodote.net/Todd_On_assiste_a_la_3e_autodestruction_de_l_Europe_sous_direction_allemande_-article-1513.php)

 

 

 

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Hitler, un film dalla Germania – Hans J. Syberberg

Wer nicht von dreitausend Jahren
Sich weiß Rechenschaft zu geben,
Bleib im Dunkeln, unerfahren,
Mag von Tag zu Tage leben.


Goethe

(Chi non ricava nulla da tremila anni di storia resta nell’oscurità, senza esperienza, vivendo alla giornata)

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“Impregnando la grandiosità romantica di ironie moderniste, Syberberg offre uno spettacolo sullo spettacolo, evoca il “Grande Show” chiamato Storia con una varietà di stili drammatici – fiaba, circo, rappresentazioni morali, sacra rappresentazione allegorica, cerimonia magica, dialogo filosofico, Totentanz – con un cast immaginario di decine di milioni di persone e con il Diavolo come protagonista. Per ritrarre Hitler viene esaminato  il nostro rapporto con Hitler (il tema è “il nostro Hitler”, l’”Hitler in noi”), e gli orrori del nazismo, giustamente non assimilabili, sono rappresentati nel film di Syberberg come immagini o segni (il titolo non è Hitler ma più esattamente, Hitler, un film…)”

(Susan Sontag, “Hitler secondo Syberberg”, The New York Review of Books, 21 febbraio 1980, trad.it. in Sotto il segno di Saturno, Einaudi, 1982)

Questo film di un regista appartato come Hans Jurgen Syberberg apparve negli stessi anni, fine anni ’70, in cui venivano rivalutati, anche in Italia e con qualche compiacimento “estetizzante”, i film di Leni Riefenstahl, la “regista di Hitler” e dei film più celebrativi del regime nazista (Il trionfo della volontà, Olympia).  E così, mentre la Riefenstahl veniva ri-celebrata morbosamente, Syberberg venne ignorato. Ci voleva giusto l’intelligenza e la sensibilità della scrittrice Susan Sontag per poter rivisitare la loro cultura e i loro miti,  indagando anche sulla loro ricezione (o non ricezione)  cult o pop nella cultura di massa. Ma soprattutto quel che accomuna i saggi contenuti in Sotto il segno di Saturno (su Paul Goodman, Antonin Artaud, Walter Benjamin, Roland Barthes, Elias Canetti, oltrechè sugli stessi  Syberberg e Riefenstahl), è la malinconia, o l’arte di elaborare il lutto (Trauerarbeit).Per Syberberg il lavoro del lutto è la “continuazione della vita con altri mezzi, compresi gli interrogativi riguardanti la colpa nonchè il cerimoniale del perdono. All’inizio il dolore, alla fine la morale. Solo nel mito, in quest”atto che esprime la volontà umana di creare civiltà, possiamo tornare ad essere, a testa alta, padroni della nostra storia” ( L’arte come salvezza dalla miseria tedesca).

L’alternativa Verde spiritualista: Rudolf Bahro (Janet Biehl, Ecofascismo 4)

 

Janet Biehl

L’“Ecologia” e  la modernizzazione del fascismo nell’ultra-destra tedesca

 

Published by: AK Press – The Anarchist Library

http://www.spunk.org/texts/places/germany/sp001630/ecofasc.html

(Traduzione in italiano a cura di: blackperrot@anarcotico.net)

Janet Biehl è una scrittrice anarchica statunitense, collaboratrice e compagna di Murray Bookchin, e con lui  teorica dell’Ecologia sociale.  Oltre questo testo, presente nel volume Ecofascism: Lessons from the German Experience (1996) , scritto insieme a Peter Staudenmeier, ha scritto anche Finding our Way. Rethinking Ecofeminist Politics (1991), The Politics of Social Ecology: Libertarian Municipalism (1997), e The Murray Bookchin Reader (1997).

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Rudolf Bahro

Finora attraverso il saggio di Janet Biehl abbiamo preso in considerazione gruppi e personaggi esplicitamente di destra o estrema destra, anche quando si presentano come “oltre la Destra e la Sinistra”. Con lo scrittore, filosofo e politico Rudolf Bahro (1935-1997) , ci viene presentato un personaggio che compie un cammino alquanto particolare. Da giornalista e membro del partito comunista dell’ex Germania dell’Est  (SED, Sozialistische Einheitspartei Deutschlands),  divenne alla fine degli anni ’70 un noto dissidente, a causa di un suo libro, Die Alternative. Zur Kritik des real existierenden Sozialismus  (L’Alternativa – Per un comunismo democratico, Sugar Ed., , 1977), una critica molto dura del “socialismo reale” che suggeriva una nuova rivoluzione per cambiare non solo le circostanze sociali ma anche e soprattutto la mentalità e le forme di esistenza della gente comune, la cui alienazione era rimasta invariata anche nel regime comunista.

Nell’agosto del 1977, Bahro venne arrestato e successivamente condannato a 8 anni di prigione per tradimento. In Occidente ci fu una grande mobilitazione a suo favore, che condusse alla sua espulsione nella Germania Ovest. Qui Bahro partecipò attivamente alla nascita del partito dei Verdi (Die Grünen), ipotizzando un nuovo rapporto fra ecologia e socialismo, che superasse il marxismo classico. Intanto maturava in lui una nuova sensibilità religiosa, che lo spinse verso un cristianesimo sociale, ecologista e comunitarista. La “trasformazione”, secondo Bahro, doveva adesso avvenire “su piccola scala”, attraverso una riscoperta della “spiritualità”. Si ispirò pertanto ai Benedettini e a Bhagwan Shree Rajneesh (Osho).  Iniziò a riflettere sulla crisi della Repubblica di Weimar, avvicinandosi alle posizionI della CSU bavarese (Christlich-Soziale Union in Bayern), e divenne amico di Kurt Biedenkopf, politico CDU (Christlich Demokratische Union Deutschlands) e Presidente della Sassonia. Nel 1985 abbandonò i Verdi e poco dopo scrisse il libro Logica della salvezza (Logik der Rettung), teorizzando una “Chiesa invisibile” e l’avvento di un “Principe” per il cambiamento eco-spiritualista. Il libro ricevette molte critiche negative.

Nel frattempo una delle sue attività preferite era divenuta l’organizzazione di “learning workshops” (Lern Werkstatt) , che lo portò nel 1990 alla fondazione dell’Istituto di Ecologia Sociale all’Università Humboldt di Berlino, la cui impostazione spiritualista e olistica non aveva nulla a che fare con l’ecologia sociale teorizzata da Murray Bookchin (con il quale in effetti venne subito a diverbio). Presto fioccarono verso di lui e il suo Istituto le accuse di eco-dittatura ed eco-fascismo ( vedi Association for the Advancement of Psychological Knowledge of Human Nature, The Fascism of the New Left; Jutta Ditfurth, Feuer in die Herzen).

Nel 1991, grazie all’aiuto di Kurt Biedenkopf, promosse il progetto socio-ecologico LebensGut nel villaggio di Pommritz (Bautzen), estensione comunitarista delle idee e dei workshops sviluppati alla Università Humboldt. Nel 1993 la moglie si suicidò dopo una lite, e Bahro si ammalò di cancro, malattia che egli riteneva diretta conseguenza di quell’evento drammatico. Cercò di resistere alla malattia rifiutando le terapie convenzionali e provando le diverse terapie “alternative”, cedendo alla chemioterapia soltanto nel 1995. Morì a Berlino nel 1997.

PARTE QUARTA

Rudolf Bahro: spiritualita’ volkisch

L’alternativa Verde spiritualista

Mentre i fascisti stanno impiegando argomenti ecologisti per aggiornare i loro progetti razzisti e nazionalisti, altri pensatori stanno sviluppando uno spiritualismo ecologista con orientamenti New Age, che ricorda non poco la spiritualita’ tedesca volkisch degli anni Venti. Effettivamente, “una gran parte della letteratura sulla spiritualita’ naturalista diffusa nel panorama alternativo e’ pervasa da contenuti reazionari, volkisch, o addirittura nazionalsocialisti”, scrive Ditfurth. “Troviamo posizioni neofasciste e di ultra-destra non soltanto in vari gruppi politici ed anche ecologisti, ma anche… in circoli neopagani, esoterici e occulti.” (44)

Ym4wMjE2La figura forse più prominente in questo campo e’ Rudolf Bahro [morto nel 1997 – NdT]. Molti circoli dei “nuovi movimenti sociali” tedeschi hanno precedentemente accettato Bahro come un teorico sociale che contribuirebbe ad un “socialismo dal volto umano” e continuano a considerarlo come un componente della sinistra independente. Periodici di sinistra pubblicano sue interviste acritiche. Anche nel mondo anglo-americano, molti ecologisti radicali considerano ancora Bahro come un rappresentante di qualcosa “di sinistra”. Tuttavia, Bahro non si considera più di sinistra: in realta’, e’ un veemente critico della sinistra (45) e dei “compagni senza terra dei padri.” (46) Di fatto, come nota il ricercatore antifascista Roger Niedenführ, Bahro sta contribuendo dalla meta’ degli anni Ottanta allo sviluppo di un “fascismo spirituale” che ha come effetto una “riabilitazione del nazionalsocialismo” e che propone esplicitamente il recupero del lato “positivo” del movimento nazista.

La spiritualita’ mistica germanista proposta da Bahro non soltanto ricorda gli ideologi volkisch degli anni Venti, ma auspica addirittura un “Adolf verde” che conduca i tedeschi fuori dalle loro “profondità-folk” e ad una “salvezza” ecologica. Inizialmente, Bahro divenne molto noto come autore del libro “L’alternativa in Europa Orientale”, che scrisse durante gli anni Settanta, quando era un marxista dissidente, membro del partito nell’ex Germania dell’Est. Nel 1977, il governo comunista lo condanno’ al carcere. Nel 1979 fu deportato. Una volta giunto nella ex Germania Ovest, Bahro lavoro’ con il nascente partito dei Verdi tedeschi, affermando che “rosso e verde vanno bene insieme.” (48) Nel movimento pacifista dei primi anni Ottanta, desto’ allarme tra molti producendo argomentazioni nazionalistiche per criticare l’impiego dei missili Pershing. (49)

Inizio’ a parlare in termini meno politici e più religiosi, auspicando che “l’enfasi [venisse] spostata dalla politica e dalla questione del potere, al livello culturale… a livello profetico… Il nostro scopo deve essere la ‘ricostruzione di Dio’.” (50) Divenne un “fondamentalista” aspramente critico della corrente “Realo” dei Verdi (formata da quanti generalmente aspiravano al potere parlamentare) ed infine abbandono’ il partito nel 1985. In un discorso di addio tenuto ad Amburgo, disse che esistevano similitudini strutturali fra i Verdi e il movimento nazista, di cui i Verdi non stavano approfittando come avrebbero dovuto. Presento’ quindi la sua alternativa “fondamentalista”: “l’altra repubblica che desideriamo sarà un’associazione di comunità delle vita – comunità in cui saranno centrali il Dio e la Dea.” (51)

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In seguito, Bahro si e’ spostato sempre più verso l’ambito esoterico della New Age. La sua principale preoccupazione è rimasta “la crisi ecologica,” le cui “strutture profonde” devono essere studiate, ma al momento pensa che l’ecologia “non abbia nulla a che fare con la destra e la sinistra.” (52). Oggi, nella Repubblica Federale Bahro e’ uno dei principali portavoce e teorici delle idee New Age. “Cio’ che piu’ importa”, sostiene, e’ che… “[la gente] intraprenda la via ‘del ritorno’ e si allinei al Grande Equilibrio, nell’armonia tra l’ordine umano e il Tao di vita. Penso che il tema ‘esoterico’-politico dei “re e regina del mondo” consista fondamentalmente nel domandarsi come gli uomini e le donne debbano comprendersi ed interagire in una maniera spiritualmente completa. Chiunque non cooperi con il governo del mondo [“Weltregierung”] raccogliera’ cio’ che semina. (53)

Nel 1989, Bahro co-fondo’ una combinazione di centro scolastico e comune vicino a Trier, chiamata Lernwerkstatt (un’ “accademia ecologica per un mondo”), il cui scopo e’ la sintesi di spiritualita’ e politica, “per giungere ad un nuovo orientamento personale e sociale.” Ospita conferenze, eventi culturali e laboratori nel fine settimana, sia su vari argomenti New Age -compresi ecologia profonda, ecofeminismo, buddismo Zen, nutrizione olistica, sufismo e simili – sia sull’identità tedesca. (54) Il suo libro del 1987 “Logik der Rettung” ha contrassegnato un’aperta adesione a concetti teologici autoritari che ha scosso molti suoi ex estimatori. (55)

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Bahro, inoltre, ha una cattedra presso l’università di Humboldt a Berlino, dove conduce un seminario, le cui sessioni generalmente sono seguitissime. A Humboldt, ha una cattedra in “ecologia sociale” e usa questo termine per riferirsi alla sua “scienza”. Il lavoro di Bahro, pero’, non deve essere confuso con l’ ecologia sociale concepita e sviluppata da Murray Bookchin. Anche se i due teorici concordano sul fatto che le contraddizioni di classe non siano l’unica contraddizione sociale, Bookchin assegna alla gerarchia un’importanza basilare e da’ risalto all’importanza degli interessi di classe. Bahro, al contrario, fa riferimento ad una “coscienza tribale” radicata “più profondamente della coscienza di classe” anche negli strati spirituali “piu’ profondi” di un popolo. “La questione nazionale è una realtà oggettiva”, sostiene Bahro, che si porrebbe su di un piano molto “più profondo rispetto alla questione della classe”. (56) Inoltre, mentre l’ecologia sociale fortemente internazionalista di Bookchin sostiene la ragione ed il naturalismo e critica ripetutamente l’eco-misticismo e l’eco-teologia, la versione dell'”ecologia sociale” di Bahro e’ preponderantemente spiritualistica.

Verso la fine del 1990, quando Bookchin intervenne, su invito di Bahro, ad un seminario tenutosi ad Humboldt, Bahro disse a Bookchin che la propria “ecologia sociale” consisteva in un tentativo di sintetizzare l’ecologia sociale di Bookchin con l’Ecologia Profonda. (57) Secondo Bahro, la politica oggi dovrebbe essere basata su valori spirituali, perché “senza un ritorno alla fonte spirituale”, la politica “non sarà degna di questo nome.” (58) Non solo coloro che considerano fondamentalmente contrapposti spiritualita’ e politica sarebbero in grave errore, sostiene, ma i nostri problemi ecologici globali sarebbero un riflesso materiale della “malattia” spirituale interiore che le separa. Per poter fermare la crisi ecologica globale e preparare la gente per un nuovo ordine politico servirebbe una “politica della coscienza” religiosa – vale a dire un impianto di idee spirituali. (59)

L’approccio spiritualistico di Bahro ha una dimensione distintamente etno-culturale. Parla delle persone come se possedessero “essenze” spirituali uniche e indissolubili, che non potrebbero essere distrutte dal tempo. (60) Si interessa in particolare dell’”essenza tedesca” (“deutsche Wesenheit”) e delle sue manifestazioni sul piano materiale. (61) Riguardo alla crisi ecologica, l’”essenza tedesca” richiede l’incorporazione dello spiritualismo, specialmente della tradizione mistica derivata da Meister Eckhart, che “noi tedeschi dovremmo leggere.” (62) Bahro e’ esplicitamente contrario all’ “eredita’ tedesca” (63) del socialismo e dell’Illuminismo. Come precisa il ricercatore antifascista Peter Kratz ,il fatto che il suo germanismo mistico somigli molto al germanismo mistico del movimento volkisch non sembra turbare Bahro. (64)

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Bahro, infatti, si rifa’ coscientemente sia al movimento volkisch — sostenendo che desidera “un risveglio nel Volk” (65) – sia con la rivoluzione conservatrice degli anni Venti contro l’Illuminismo. (66) Bahro critica i Verdi, tra l’altro, perché “non hanno partecipato a questo momento volkisch.” (67) Kratz fa notare come cio’ dia alla prospettiva di Bahro “la medesima potenzialita’ per la catastrofe politica che ebbe per il movimento volkisch, anche se per Bahro sarebbe tanto poco soddisfacente quanto lo fu per i promotori del movimento volkisch.” (68) “Essenze” come l’”essenza tedesca“ non possono rimanere nel piano spirituale: dovrebbero manifestarsi nella realtà concreta – cioè nella politica, nella storia e nella società.

Nella visione di Bahro (ed in aperto contrasto con il municipalismo libertario anarchico di Bookchin), queste manifestazioni non prenderanno la forma di istituzioni democratiche, dal momento che ” Fra questi lupi , sostenere che genereremo oggi una democrazia dal basso non ha senso”. (69) Bahro critica il processo “conta-fagioli” della democrazia e preferirebbe che le decisioni venissero prese in base ad un processo di consenso spirituale. (70) Nonostante attualmente stia ricevendo dei contributi statali dalla Sassonia per un progetto dimostrativo eco-comunalista (soprattutto grazie al suo amico ed ospite nelle conferenze ad Humboldt, il Primo Ministro della Sassonia Kurt Biedenkopf), Bahro rifiuta anche lo Stato: “Le norme di legge della società”, sostiene, “non possono più basarsi sullo Stato, nè su alcuna delle altre forze attuali, che sono ancor meno legittime.” (71) Nonostante le sue dichiarazioni anti-stataliste, che potrebbero farlo sembrare un anti-autoritario, Bahro sostiene invece espressamente, come molti esponenti della “Nuova” Destra, che la crisi ecologica e’ risolvibile soltanto ricorrendo a metodi autoritari.

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Auspica un “governo della salvezza” (“Rettungsregierung”), o uno “stato di dio” (“Gottesstaat”), con fondamenta spirituali ed elitariamente gerarchico (72), che dovrebbe essere governato “da una nuova autorità politica di massimo livello: un “principe ecologista”. (73) Il “principe“, che sembra possa essere un’entità collettiva, costituirebbe un’elite spirituale, un’oligarchia, responsabile soltanto di fronte a dio. In quanto “voce del divino” (74), i guru di questa elite dovrebbero dettare la legge di dio e della natura, per convertire la società attuale in un “ordine secondo natura” (75), che Bahro considera desiderabile. La gente non dovrebbe “temere” l’avvento di questo “principe,” sostiene Bahro, in quanto “un po’ di eco-dittatura è necessaria” per risolvere i nostri attuali problemi. (76) Inoltre, sarebbe “un dettaglio assolutamente irrilevante che [questo principe] sia un uomo o una donna”, ci rassicura, “E’ una questione di struttura, vale a dire il momento tedesco in questo movimento verde.” (77) Ma oggi è importante sviluppare nella popolazione un’ampia coscienza spirituale, in quanto “senza determinazione spirituale, non ci sarà istituzionalizzazione redentiva” – cioe’ nessun “principe”. (78) Sembra dovrebbe risultare incoraggiante che “nonostante tutte le esperienze negative… le più forti disposizioni politico-psicologiche del nostro popolo” rendano “i tedeschi più sensibili di altri ad una guida carismatica.” (79)

 

Liberazione delle “parti brune

Dalla meta’ degli anni Ottanta, Bahro è stato ampiamente esplicito nell’esprimere il suo apprezzamento del contenuto spirituale del fascismo per la “salvezza” della natura e dell’umanità. Nel libro ‘La logica della Salvezza’, si domanda: ” Davvero non esiste idea più reprensible di un nuovo 1933?“, riferendosi all’avvento al poter di Hitler. “Ma è precisamente cio’ che può salvarci! Il movimento per la pace e l’ecologia e’ il primo movimento tedesco popolare, dai tempi del movimento nazista. Deve co-redimere [“miterlosen”] Hitler“. (80)

Bahro aggiunge che “il movimento nazista [fu] tra l’altro un’interpretazione iniziale del movimento ecologista“. (81) Sostiene che i tedeschi dovrebbero cercare “quanto di positivo puo’ trovarsi nascosto nel movimento nazista” e recuperarlo “perché altrimenti rimarremo separati dalle nostre radici, le radici da cui si sviluppera’ cio’ che ci salvera’.” (82) Oggi bisognerebbe “liberare” le “parti marroni” del carattere tedesco. (83) Di fatto, secondo Bahro, oggi “esiste nelle profondità del Volk un desiderio di un Adolf verde.” (84) Quando i critici rimproverano Bahro per questa affermazione, Bahro rispose che no, lui non intendeva Adolf Hitler. Che i suoi critici di sinistra ritengano che si riferisse ad Adolf Hitler, dimostrerebbe come la sinistra “risponda soltanto con la paura, anziche’ comprendendo che un Adolf verde sarebbe un Adolf completamente diverso da quello che conosciamo.” (85)

Tuttavia, come precisa Kratz, Bahro stesso è evasivo riguardo a cosa questo ‘Adolf verde’ sarebbe realmente: forse un Fuhrer personificato, forse un’elite spirituale, o forse un certo auto-riconoscimento del fatto che dentro ciascuno di noi esiste un presunto ‘Adolf verde‘, al quale dovremmo subordinarci volontariamente,attraverso la comprensione spirituale. Questa evasività e’ di per sé motivo di preoccupazione. Kratz ritiene che Bahro si riferisca realmente ad un Fuhrer personificato. Come minimo, Bahro invoca il mito dell’”imperatore addormentato” (86), l’idea nazionalistica secondo cui l’imperatore Barbarossa starebbe dormendo nella montagna di Kyffhäuser e un giorno ritornerà come Fuhrer e salverà’ la Germania dai tempi duri (87); un’idea che e’ anche uno dei fondamenti del concetto nazista di Fuhrer. Per Bahro, questo Fuhrer sara’ chiaramente una guida spirituale. In una prefazione ad un libro del suo collega Jochen Kirchhoff, ha sostenuto che il nazionalsocialismo ebbe giusti obiettivi spirituali: cercò di manifestare l'”essenza tedesca” sul piano materiale. Commise degli errori nella pratica: come minimo, fu molto violento. Ma persino questo sarebbe comprensibile, in quanto nascendo negli anni Venti, l’obiettivo del nazionalsocialismo fu avviare la prima vera rivoluzione spirituale contro l’opprimente materialismo dell’epoca. Quindi, la vera causa della “veemenza” materiale dei nazisti – vale a dire dello sterminio di massa – sarebbe stato il pensiero materialistico dell’epoca di Weimar, contro cui si ribellò il nazionalsocialismo. (88)

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Secondo Bahro, inoltre, il pensiero materialista della modernità di Weimar a cui i nazisti fecero così bene ad opporsi, sarebbe attualmente la causa principale della crisi ecologica. Soltanto una spiritualizzazione della coscienza, sostiene Bahro, può prevalere contro il materialismo che distrugge la biosfera. Quindi, i tedeschi oggi non avrebbero alternative all’invocare le “forze spiritualmente profonde” del movimento nazista: per “essere presenti in tutta la nostra potenzialità’“. (89) Ma dovrebbe configurarsi come attività rigorosamente spirituale: intraprendere una concreta resistenza politica sul piano materiale, per Bahro, sarebbe di per sè una componente integrale del millenarismo materialista, un’espressione di spiritualità negativa. In realtà, a somigliare politicamente ai nazisti, ritiene che sarebbero quanti nella politica attuale si rifanno al piano materiale! E’ vero, i nazisti dovettero lottare negli anni Venti, ma almeno ebbero idee spirituali giuste. Ma “la rivolta (nelle circostanze della nostra situazione imperiale) e’ fascista. Vale a dire che non redime (“rettet”) nulla.” (90)

La tesi religiosa di Bahro, quindi, non sintetizza affatto spiritualita’ e politica, come rileva il critico Niedenführ. Al contrario, elimina semplicemente l’azione politica. (91) Disgustati da queste idee, i critici hanno qualificato ‘La logica della Salvezza’ come fascista o ‘fascistoide’: cioe’ potenzialmente fascista. Bahro replica che questo “anti-fascismo da anime belle” avrebbe “rifiutato” di “cercare la forza insita nel movimento marrone.” (92) Ritiene che sia proprio in quanto rifiuta di comprendere la spiritualita’, che la sinistra non potrà mai cogliere la necessità di strutture volkisch autoritarie e che, di conseguenza, non potrà mai dare una forma materiale all'”essenza tedesca”. Bahro rispose più dettagliatamente nel suo libro successivo, ‘Rückkehr’:

Può essere istruttivo notare che tra i nazisti esistette una forte corrente che desiderava essere socialmente e culturalmente rivoluzionaria. Questa corrente non si consolidò e il movimento di Hitler continuò a servire il capitalismo tedesco rigenerato… Non possiamo più lasciare che il fascismo sia un argomento tabù’“.Grune Parteitage

Bisogna notare che nella Repubblica Federale il fascismo non e’ mai stato ‘un argomento tabù:” Al contrario, e’ stato ampiamente discusso. Ciò che è stato giustamente rifiutato – e che non può essere definito semplicemente come un ‘tabù”, dato che un tabù anela ad essere infranto – è la simpatia per i nazisti. Bahro prosegue:

Non posso escludere la possibilità che alla fine degli anni Venti non sarei stato dalla parte dei nazisti. Ed è molto importante essere preparati a rispondere a questa domanda. Riguardo a cosa sarebbe accaduto successivamente, non so. Nel movimento nazista, ci furono persone che ne fuoriuscirono prima del 1933; ci fu gente che vide la luce con l’affare Rohm; alcuni entrarono nella resistenza; altri vennero giustiziati. Ma si suppone non ci si debba domandare cosa avremmo fatto noi. Io invece ero e sono pronto ad affrontare questa questione. Penso che se siamo seri nell’intento di fondare un movimento popolare e di scongiurare la crisi ecologica, e se davvero vogliamo affrontare ciò che esce dalle profondità, dovremo occuparci molto di ciò che trovò un’espressione in quel periodo e di quale altra, migliore, espressione, stia cercando questa volta. E’ possibile soltanto se si ha un’approfondita conoscenza di quali meccanismi infelici siano presenti in ciascuno di noi, delle reazioni di rancore, di mera ribellione anziché di rivoluzione”. (93)

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Presentate come una coraggiosa analisi dell’infrazione di tabù, queste argomentazioni non hanno altro esito che giustificare le persone nel considerarsi come nazisti: una giustificazione orribile in qualsiasi epoca, ma particolarmente in una in cui i nazisti contemporanei stanno attaccando continuamente gli stranieri in diverse città e regioni tedesche ed in cui i partiti fascisti stanno conseguendo dei successi elettorali. Alcuni dei personaggi vicini a Bahro alimentano il forte sospetto che il suo “Adolf verde” si riferisca ad un nuovo Fuhrer. Uno dei suoi colleghi che insegna al Lernwerkstatt, per esempio, è Rainer Langhans, un ex anarchico ‘selvaggio’ dell’organizzazione studentesca tedesca degli anni Sessanta “SDS”, che oggi scrive che

la spiritualità in Germania si chiama Hitler. E soltanto quando si sia andati un po’ più in profondità, si può andare oltre. Fino a quel momento, però, bisogna raccoglierne l’eredità… non nel senso di questo bell’antifascismo esclusivista, quanto nel senso di un ulteriore sviluppo di ciò che Hitler tentò di realizzare“.

E:

Questo stupido Illuminismo, che costruisce argini contro le cosiddette ‘esplosioni dell’irrazionale’, oggi e’ semplicemente risibile quanto una sindrome antifascista“.

E: “Dobbiamo essere, per così dire, i fascisti migliori“. (94)

Un altro dei colleghi di Bahro ad insegnare al Lernwerkstatt e’ Jochen Kirchhoff, che scrive che “il nazionalsocialismo fu un tentativo fallimentare di guarire il mondo… e di fondare la politica nella spiritualita‘.” (95) Bahro, inoltre, ha invitato ad intervenire al suo seminario ad Humboldt Wolfgang Deppert, un tempo a capo della setta razzista volkisch “Comunita’ Tedesca della Religione Unitaria” (DUR), nonostante alla fine degli anni Novanta Deppert abbia acconsentito alla pubblicazione in uno dei suoi periodici di un articolo della principessa Marie-Adelheld Reuss-zur-Lippe. Quando era giovane, negli anni Venti, questa persona fu tra i fondatori dell'”Anello Nordico” e successivamente fu una stretta confidente politica e personale del Ministro dell’Agricoltura del Terzo Reich, Walther Darré, che la chiamava “sorellina.” Nel 1985, e’ stata caporedattrice del giornale ‘Bauernschaft’, il cui editore è Thies Christophersen, il noto autore dell’infame opuscolo, pubblicato nel 1973, intitolato “Auschwitz Lüge” (“La menzogna di Auschwitz“). (96)

bookchin une societé à refaire

Sembra che l’intervento di Deppert al seminario di Humboldt riguardò la filosofia e la scienza. Al di là di ciò che avvenne durante quella conferenza, la presenza di Murray Bookchin ad un seminario tenutosi il 21 novembre 1990, non risultò gradita al suo ospite. Bahro invito’ Bookchin a rispondere alla domanda se “l’alternativa alla distruzione ecologica sia la liberta’ dal dominio o la dittatura ‘ecologista‘”. Bookchin rispose che “una dittatura ‘ecologista’ non sarebbe ecologista: distruggerebbe definitivamente il pianeta. Sarebbe la glorificazione, l’ipostasi, del controllo sociale, della manipolazione, dell’oggettivizzazione degli esseri umani, la negazione della libertà umana e dell’autocoscienza, in nome di problemi ecologici… ‘Dittatura ecologista’ e’ una contraddizione nei termini, un ossimoro.” Quando Bookchin terminò la sua presentazione, ci fu questo scambio di battute:

Bahro: “Lei enfatizza talmente il lato positivo della natura umana – la cooperazione e così via – che se fosse realmente come lo descrive, difficilmente potremmo spiegarci come mai siamo ricaduti ripetutamente nell’egoismo e nella competizione. Lei vede la natura umana soprattutto in termini positivi. Ma più spesso che no, questa ha funzionato nel senso peggiore, non nel migliore. Le istituzioni che la specie umana ha generato più spesso sono state la gerarchia e la dominazione. Questo fatto deve avere un fondamento nella natura umana… Quando lei parla di razionalità, di Geist, di una capacità interamente sviluppata negli essere umani, sta paragonando questo lato – il meno rilevante – con il ‘lato oscuro’. Perchè si tratta di ciò che ci fornisce la capacità di dominare, di questa Geist, della nostra razionalità. Lei non vuole considerarla come fondamentale…

Bookchin: “Non ignoro il ‘lato oscuro’ dell’umanita’… Ma se il ‘lato oscuro’ esiste ovunque, allora per quale motivo per questo ‘lato oscuro’ e’ stato necessario esprimersi attraverso istituzioni del genere più barbarico? Per quale motivo ha dovuto esserci la coercizione? Per quale motivo questo ‘lato oscuro’ deve sempre essere istituzionalizzato mediante la forza, la superstizione, la paura, la

minaccia e le ideologie piu’ barbariche?… Non e’ in discussione il fatto che esista un ‘lato oscuro’ della storia umana… Ma è molto difficile trovare motivi biologici per questo ’lato oscuro’. Perché questo ‘lato oscuro’ ha sempre operato attraverso le istituzioni di una minoranza, che conta sulla forza e dipende da propaganda, superstizione e dai concetti più deteriori che la mente umana possa concepire, sopprimendo milioni e milioni di persone

Bahro: “Ma ha delle fondamenta naturali?”

Bookchin: “Emerge da un fondamento sociale… Se il ‘lato oscuro’ è naturale, come mai in tutte le grandi rivoluzioni di cui abbiamo conoscenza, la gente ha dimostrato una incredibile generosità di spirito? Si e’ dimostrata disposta a fidarsi, prendersi cura, a condividere perfino il dolore dei loro padroni, quando i suoi padroni hanno tentato di opprimerla, a causa delle proprie insicurezze… Nelle società di guerrieri, per trasformare gli adolescenti in guerrieri, bisogna infliggere loro dolore. Bisogna rovinarli e farli soffrire, per renderli parte della comunità dei guerrieri… Non vedo il ‘lato oscuro’ nella natura umana, ma nella natura sociale” (97).

Dopo che Bookchin tenne la sua conferenza, Bahro gli disse che non lo avrebbe più invitato a parlare.

bookchin citazione

NOTE

44. Ditfurth, “Feuer“, p. 190.

45. Vedi la conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen Linken und die nationale Frage oder unsere Ointeressen am Golf”, Streitschrift 3 (novembre 1990), pp. 4-7, citato in Ditfurth, “Feuer“, p. 210.

46. Conversazione con Rudolf Bahro, Streitschrift, citato in Roger Niedenführ, “New Age: Die spirituelle Rehabilitierung der Nationalsozialisten durch Rudolf Bahro, Rainer Langhans und J. Kirchoff”, in “In bester Gesellschaft: Antifa-Recherche zwischen Konservatismus und Neo-faschismus“, Raimund Hethey e Peter Kratz ed. (Gottingen: Verlag die Werkstatt, 1991), pp. 141-54, at 149.

47. Niedenführ, “New Age”, pp. 141-54, in particolare 147-50.

48. Citato in Hülsberg, “German Greens”, p. 93.

49. Vedi il dialogo tra Bahro e André Gorz in “Telos”, n. 51 (primavera 1982). Vedi anche Rudolf Bahro, “From Red to Green: Interviews with New Left Review”, trad. Gus Fagan e Richard Hurst (London: Verso, 1984), specialmente la terza parte, in cui Bahro dice: “in pratica, se vogliamo costruire una Germania decentralizzata ecologista, dobbiamo in primo luogo liberare il territorio tedesco” (p. 237).

50. Bahro, “From Red to Green”, pp. 220-21.

51. Rudolf Bahro, “Hinein oder hinaus? Wozu steigen wir auf? Rede auf der Bundesdelegiertenkonferenz der Grünen” (Hamburg), Kommune 1 (1985), pp. 40-43.

52. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen”, Streitschrift, citato in Ditfurth, Feuer, p. 210.

53. Rudolf Bahro, Connection (luglio-agosto 1989), citato in Ditfurth, “Feuer”, pp. 207-08.

54. Lernwerkstatt, Rundbrief 13 (c. 1990); programma della Lernwerkstatt del 1991.

55. Rudolf Bahro, “Logik der Rettung: Wer kann die Apokalypse aufhalten? — Ein Versuch über die Grundlagen okologischer Politik“ (Stuttgart e Vienna, 1987). A seguire mi riferiro’ a questo libro come a “The Logic of Salvation”.

56. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen”, Streitschrift, citato in Ditfurth, Feuer, p. 210.

57. L’autrice era presente a questo dibattito.

58. Rudolf Bahro, “Rette sich, wer kann“, un’intervista con Rudolf Bahro, Connection, vol. 5, n. 8 (1989), pp. 18-19, citato in Niedenführ, “New Age”, p. 148.

59. “Die Logik der Selbstausrottung”, un’intervista con Rudolf Bahro, Magazin 2000, vol. 22, nn. 81-82 (1989), p. 64, citato in Niedenführ, “New Age”, p. 148.

60. Niedenführ, “New Age”, pp. 147-48.

61. Rudolf Bahro, “Losung des Schattens und okologische Kulturentwurf”, Connection, vol. 6, n. 2 (1990), p. 65, citato in Niedenführ, “New Age”, pp. 147-48.

62. Bahro, “Logik”, p. 153.

63. Bahro, “Logik”, p. 335, enfasi nell’originale.

64. Peter Kratz, “Bahro’s Grune Adolfs’: Die ‘Neue Rechte’ an der Berliner Humboldt-Universität”, ristampato in “A-Kurier“ [Berlin] 41 (1993), pp. 6-15.

65. Bahro, “Logik“, p. 391.

66. Bahro, “Logik“, pp. 67-70. Sulla Rivoluzione Conservatrice, vedi Stern, in alcune parti di “Cultural Despair”.

67. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen“, Streitschrift, citato in Ditfurth, “Feuer“, p. 210.

68. Kratz, “Bahro’s

68. Kratz, “Bahro’s Grune Adolfs,'” p. 6.

69. Citato in Dietmar Pieper,”Schickimicki unter Wolfen“, Der Spiegel 26 (22 giugno 1992), pp. 62-63. Vedi anche Bahro, “Logik“, pp. 344, 481.v

70. Rudolf Bahro, “Über kommunitäre Subsistenzwirtschaft und ihre Startbedingungen in die neuen Bundesländer”, appunti, p. 10, cited in Kratz, “Bahro’s Grüne Adolfs‘”, p. 9.

71. Bahro, “Logik”, p. 363.

72. “Governo della Salvezza ” in Bahro, “Logik”; “Stato di dio” in Pieper, “Schickimicki.”

73. Bahro,”Logik”, p. 325.

74. Bahro, “Logik”, p. 491ff.

75. Bahro, “Logik”, p. 59.

76. Citato in Ditfurth, “Feuer”, p. 206.

77. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen”, Streitschrift, citato in Kratz, “Bahros ‘Grüne Adolfs‘”, p. 8.

78. Bahro, “Logik“, p. 64.

79. Bahro, “Logik“, pp. 344-45.

80. Bahro, “Logik“, p. 346f. Vedi anche Robert Jungk, “Sein Kampf: Kritik an Logik der Rettung”, nei quotidiani del 10 ottobre 1987.

81. Bahro, “Logik”, p. 350.

82. Bahro, “Logik”, p. 461.

83. Bahro, “Logik“, p. 399.

84. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen”, Streitschrift, p. 6, citato in Kratz, “Bahros ‘Grüne Adolfs‘”, p. 8.

85. Conversazione con Rudolf Bahro, “Die deutschen”, Streitschrift, p. 6, citato in Kratz, “Bahros ‘Grüne Adolfs‘”, p. 8.

86. Bahro, “Logik”, p. 347.

87. Sull’“Imperatore dormiente”, vedi Norman Cohn, “The Pursuit of the Millennium: Revolutionary Millennarians and the Mystical Anarchists of the Middle Ages”, ed. riv. (London and New York: Oxford University Press, 1970; original, 1961), capitoli 6-7.

88. Riassunto da Niedenführ, “New Age”, p. 149ff.

89. Rudolf Bahro, prefazione a Jochen Kirchhoff, “Nietzsche, Hitler und die Deutschen: Die Perversion des Neuen Zeitalters“ (Berlin, 1990), citato in Niedenführ, “New Age”, p. 150.

90. Bahro, prefazione a Kirchhoff, “Nietzsche, Hitler“, citato in Niedenführ, “New Age”, p. 150.

91. Niedenführ, “New Age”, p. 150.

92. Bahro, “Logik“, p. 346.

93. Rudolf Bahro, “Rückkehr: Die In-Welt Krise als Ursprung der Weltzerstorung“ (Frankfurt: Horizonte Verlag/Berlin: Altis Verlag, 1991), pp. 24-25.

94. Tutte le citazioni di Langhans sono tratte da Niedenführ, “New Age”, p. 146.

95. Bahro, prefazione a Kirchhoff, “Nietzsche, Hitler”, p. 26, citato in Niedenführ, “New Age”, p. 152.

96. Su Christophersen e la negazione dell’Olocausto, vedi, ad esempio, Roger Eatwell, “The Holocaust Denial: A Study in Propaganda Technique”, in “Neo-Fascism in Europe”, Cheles, Ferguson, and Vaughan, eds.

97. Questa discussione e’ stata trascritta da una registrazione su nastro dell’incontro tra Bookchin e Bahro, a cui era presente l’autrice.