Tribal Sound of Politics – intervista a Marshall McLuhan, 1969

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Da un lato politica-spettacolo, o stile spettacolare della politica, e dall’altro l’emersione brutale e ricorrente di fenomeni come Mafia Capitale, la violenza e la criminalità fascio-mafiosa. in cui peraltro ritroviamo il consueto sottobosco di starlettes, calciatori, cantanti, cocainomani e presentatori assortiti. Ha ragione Carminati il Nero quando parla di “mondo di mezzo” fra “i vivi sopra e i morti sotto”? Un mondo di mezzo in cui tutti si incontrano? Aveva ragione Marshall McLuhan quando già negli anni Sessanta parlava di ri-tribalizzazione della società?

1969: Playboy intervista Marshall McLuhan

L’intera intervista qui:

https://sites.google.com/site/uominieculture/people/marshall-mcluhan/intervista-mcluhan-1969

 

Eric Norden – Anche se, come lei afferma, il mezzo è il vero messaggio, come può trascurare interamente l’importanza del contenuto? Il contenuto dei discorsi radio di Hitler, ad esempio, non ha avuto alcun effetto sui tedeschi?

McLuhan: Mettendo in evidenza il fatto che il mezzo, e non il contenuto, è il messaggio, non voglio suggerire che il contenuto non svolga alcun ruolo— ma semplicemente che il suo ruolo è di tipo subordinato. Anche se Hitler avesse tenuto conferenze sulla botanica, qualche altro demagogo avrebbe utilizzato la radio per re-tribalizzare i tedeschi e per riaccendere il lato atavico della natura tribale che ha dato vita al fascismo europeo degli anni Venti e Trenta. Dirigendo tutta l’attenzione sul contenuto, e praticamente nessuna sul mezzo, perdiamo l’occasione di percepire e di influenzare l’impatto delle nuove tecnologie sull’essere umano, e rimaniamo perciò sempre sbalorditi—e impreparati— davanti alle trasformazioni ambientali rivoluzionarie prodotte dai nuovi media. Sopraffatto da cambiamenti ambientali che non può comprendere, l’uomo fa risuonare l’ultimo grido lamentoso del suo antenato tribale, Tarzan, mentre precipitava al suolo: “Chi ha oliato la mia liana”? Anche l’ebreo tedesco perseguitato dai nazisti a causa del suo antico tribalismo che collideva con la loro nuova forma tribale, non poteva comprendere perché il suo mondo fosse messo sottosopra, nello stesso modo in cui gli americani di oggi non comprendono la riconfigurazione delle istituzioni politiche e sociali causata dai media elettronici in generale e dalla televisione in particolare.

Eric Norden – In che modo la televisione sta ridefinendo le nostre istituzioni politiche?

McLuhan – La TV sta rivoluzionando tutti i sistemi politici del mondo occidentale. Un esempio su tutti ne sia il fatto che essa sta creando un tipo completamente nuovo di leader nazionale, un uomo che assomiglia molto più a un capo tribale che a un politico. Castro è un buon esempio di nuovo capo tribale che guida il suo paese attraverso un dialogo e un feedback televisivo basato sulla partecipazione di massa; egli governa il suo paese attraverso la telecamera, dando al popolo cubano l’esperienza di essere direttamente e intimamente coinvolto nel processo decisionale collettivo. L’abile amalgama d’istruzione politica, propaganda e guida paternalistica creata da Castro è il modello per i capi tribali in altri paesi. Il nuovo politico di spettacolo deve letteralmente, e figurativamente, indossare il proprio pubblico come indosserebbe degli abiti e trasformarsi in un’immagine tribale collettiva—come Mussolini, Hitler e F.D.R. nei giorni della radio e come Jack Kennedy nell’era della televisione. Tutti questi uomini erano imperatori tribali operanti su una scala fino ad allora sconosciuta al mondo, proprio perché essi padroneggiavano i propri media… La riorganizzazione del nostro sistema politico tradizionale è solo una manifestazione del processo di re-tribalizzazione generato dai media elettronici, che sta trasformando il pianeta in un villaggio globale.

Eric Norden – Vorrebbe descrivere più dettagliatamente questo processo di re-tribalizzazione?

McLuhan – L’estensione tecnologica del sistema nervoso centrale provocata dai media elettronici, della quale ho parlato in precedenza, ci sta facendo immergere in un mondo di informazioni in movimento, permettendo all’uomo di incorporare in sé il resto dell’umanità. Il ruolo distante e dissociato dell’uomo occidentale alfabetizzato sta soccombendo davanti alla nuova e intensa partecipazione generata dai media elettronici e ci sta facendo ritrovare il contatto con noi stessi, oltre che con gli altri. Ma la natura istantanea del movimento dell’informazione elettronica sta decentralizzando—piuttosto che ampliando—la famiglia umana in un nuovo stato composto da una moltitudine di esistenze tribali. Specialmente nei paesi in cui i valori alfabetici sono profondamente istituzionalizzati, si tratta di un processo altamente traumatico, poiché lo scontro tra la vecchia cultura visuale segmentata e la nuova cultura elettronica integrale crea una crisi d’identità, un vuoto del sé, che genera enorme violenza—violenza che è semplicemente una ricerca d’identità, privata o collettiva, sociale o commerciale.

Eric Norden – Lei relaziona questa crisi d’identità con gli attuali disordini sociali e la violenza presenti negli Stati Uniti?

McLuhan – Sì, e anche con il boom di lavoro per gli psichiatri. Tutte le nostre alienazioni e atomizzazioni si riflettono nel crollo di valori sociali per tanto tempo venerati come il diritto alla privacy e all’inviolabilità dell’individuo; mentre si arrende alle intensità del circo elettronico delle nuove tecnologie, all’individuo pare che il mondo stia crollando. Mentre l’uomo viene modificato in senso tribale dai media elettronici, diveniamo tutti come tanti Chicken Littles, che si agitano freneticamente avanti e indietro alla ricerca delle nostre precedenti identità, generando in tal modo un’enorme quantità di violenza. Mentre il pre-alfabetizzato affronta l’alfabetizzato nell’arena post-alfabetizzata, mentre nuovi modelli informativi sommergono e sradicano i vecchi, diversi livelli di crollo mentale—incluso il crollo nervoso collettivo di intere società incapaci di risolvere la propria crisi d’identità—diverranno assai comuni.

Non è un periodo facile in cui vivere, in particolare per i giovani condizionati dalla televisione i quali, diversamente dai loro padri alfabetizzati, non possono rifugiarsi nella trance da zombie della narcosi di Narciso, capace di attutire lo shock psichico indotto dall’impatto con i nuovi media. Da Tokyo a Parigi a Columbia, i giovani inscenano incoerentemente sui palcoscenici della strada la loro ricerca d’identità, inseguendo non degli obiettivi, ma dei ruoli, cercando disperatamente un’identità che sfugge loro.

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