E pluribus unum: I MeetUp dalle Torri Gemelle al M5S

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E pluribus unum: I MeetUp dalle Torri Gemelle aL M5S

“Come nei sogni di ogni reazionario che si rispetti, la fantomatica “Rete” diventa lo strumento perfetto per trasformare i Molti in Uno, per ricondurre la moltitudine a popolo…La molteplicità viene ad essere ricondotta a unità tramite la tecnologia, si fa “popolo”, realizzando in maniera inaspettata una delle utopie tecnocratiche della Destra: costruire una macchina infernale che possa trasformare i molti nell’uno, che distrugga le diversità per di più illudendole che siano parte attiva di questo suicidio di massa” (Giuliano Santoro, Un grillo qualunque, Castelvecchi, febbraio 2013)

 

  1. L’altro ieri un mio amico scozzese ha fatto un’osservazione utile a comprendere, in parte, il fenomeno M5S. Lui è musicista e appassionato di musica (dal metal al neo-classical, per dire), e vorrebbe incontrare in zona (al confine fra le province di Bari e Taranto)  persone che condividono gli stessi interessi. Contattando il MeetUp locale, mi confessa, scopre che si occupa soltanto di “politica” (i MeetUp delle liste Grillo), cosa di cui non gliene può fregar de meno. Al contrario, continua, se si prende ad esempio Brighton, a sud di Londra,  (http://www.meetup.com/cities/gb/bn1_3ah/ ), troviamo una grande varietà di incontri ed eventi: vegani, bikers, italiani a Lindfield, terapie di gruppo, spiritualità, cinema, musica, amanti dei cani, scrittura, libri, saggistica, danza, salute, folk music, football, incontri queer & lesbian, fotografia, giochi, business, etc etc.  Tutti questi meetup corrispondono allo scopo originario del social network, che è quello di facilitare gli incontri, nella realtà locale, di gruppi di persone accomunate dagli stessi interessi, senza leaders, allo stesso modo di altri social network simili (craigslist.org/ . friendster.com/. etc.).

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2. I MeetUp di Brighton offrono quindi una grande varietà di incontri su interessi molto differenziati, nei quali ognuno può incontrare persone con le quali effettivamente condividere interessi; al contrario i MeetUp di Grillo sembranoo una versione povera, piatta, del “cittadino che protesta”, dal poliziotto che si lamenta che i delinquenti escano dal carcere dopo due giorni ai profeti tristi della decrescita infelice (http://ilnuovomondodigalatea.wordpress.com/2013/03/10/decrescita-infelice/) . Paradossalmente, gli incontri e le presentazioni dei libri dei WuMing (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12190) in giro per l’Italia, abbinati a escursioni, trekking, convivialità, corrispondono (forse) molto di più al vero spirito dei MeetUp di quanto lo siano quelli di Grillo, ma senza far parte di alcuna piattaforma. E questo potrebbe spiegare a maggior ragione la loro netta presa di posizione contro, rispetto a un certo sinistrismo “arretrato” digitalmente e “compiacente” politicamente: Grillo & Casaleggio si sono appropriati, impossessati del social network, lo hanno monopolizzato, approfittando di un “bisogno di comunità” latente, stravolgendolo e manipolandolo a proprio uso e consumo, in maniera verticistica e leaderistica, tradendone i veri scopi,  al di là degli specchietti per le allodole dell’uno vale uno. Capitalizzando, è il caso di dire, sul “social capital”. Al punto che oggi, in Italia, è impossibile usare la piattaforma MeetUp, senza essere identificati inevitabilmente col marchio (col brand) M5S, ed essere risucchiati da un discorso politico che appiattisce, schiaccia, per assimilazione,  per reductio ad unum, le differenze. Gli altri, se hanno un’idea diversa di social network, possono pure accomodarsi su un’altra piattaforma, o inventarne una nuova, se gli riesce,  su tutto il territorio nazionale.

joe trippi

3. Bisogna tuttavia precisare che non furono Casaleggio & Grillo a sfruttare per primi  MeetUp  in senso politico e verticale. Prima ancora dei primi MeetUp “Amici di Beppe Grillo” (estate 2005) l’”infelice” idea di adottare  MeetUp per coordinare l’attivismo politico era stata del candidato alle primarie del Partito Democratico americano del 2004, Howard Dean, e del movimento pacifista Move On:

“Grazie a Joe Trippi, ex della Silicon Valley e guru della rivoluzione nelle nuove tecnologie, suo direttore della campagna elettorale, Dean ha sperimentato insieme ai tradizionali comizi gli incontri spontanei organizzati in tutte le città d’ America attraverso il passaparola del sito Meet Up, che si è rivelato una formidabile macchina di raccolta di fondi, che ha superato i 40 milioni di dollari.” (“E il guru per lanciarsi ha scelto ‘Meet Up”  repubblica/archivio/repubblica/2005/08/04/il-guru-per-lanciarsi-ha-scelto.022e.html).

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Il social network, che era già in grande crescita fin dal 2001, ebbe un’esplosione di popolarità nel 2003. Successivamente, grazie al successo enorme di Dean, che però poi si ritirò, anche altri candidati democratici (John Kerry, John Edwards)  e conservatori (George Bush, insieme a Heritage Foundation) adottarono MeetUp.: “Nella concezione originaria, gli incontri non ammettevano leaders, solo persone con interessi simili. Ma non trascorse molto tempo che se ne impadronissero astute campagne politiche” (Chris Gray, in Knight Ridder, febbraio 2004). In un mese, i supporters (i “volontari”) di Dean passarono da 1200 a 5000:

“Vi capitammo (in MeetUp) per caso. Mi piacerebbe poter dire che eravamo così intelligenti da averlo scoperto noi. Ma fu la community a istruirci. Si occuparono (“catturarono”) dell’iniziativa attraverso MeetUp. Costruirono la nostra organizzazione prima che avessimo un’organizzazione” (Howard Dean).

H.Dean Meet the PressHoward Dean Meet the Press

Dean comprese l’enorme potenziale dei MeetUp nell’incontro del 5 marzo 2003 a New York City, al quale accorsero centinaia di supporters entusiasti:

“Non avevo mai visto una cosa del genere, senza militanti, completamente auto-organizzata da un raggruppamento di cittadini. Davvero un grande momento” (Joe Trippi).

time to move on

4. Si può dunque comprendere l’entusiasmo con il quale, già nell’estate del 2005, “gli amici di Beppe Grillo” sostenessero la sua candidatura alle primarie dell’Unione. Se ciò fosse accaduto, avremmo avuto forse un’altra Unione e un altro PD, e quindi un altro contesto politico (non necessariamente migliore). Quantomeno avremmo anticipato di 8 anni questo esperimento di “democrazia digitale”, con tutti i suoi pregi e difetti, e senza il carico di veleni attuale. Perché è evidente che il rancore e il desiderio di rivincita è uno dei fondamenti delle urla grillesche. Nel frattempo con l’avvento di Facebook, Twitter, etc. la politica è diventata ancor più virtuale e virale, con risultati ancor più iperbolici dei pionieristici MeetUp di Howard Dean. (Ci si può chiedere, dopotutto, se rispetto ai tempi veloci di Internet, non siamo in realtà in ritardo di 8 anni, e se il PD o la “sinistra” in generale non si siano lasciati sfuggire una ghiotta occasione).

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5. E qui torniamo al punto di partenza di questo post, cioè la differenza fra la concezione originaria dei MeetUp e quella di cui si è appropriata la dimensione strettamente politica. Sempre che ci sia una reale differenza, e non un semplice aggiornamento di versioni successive, col rischio permanente che grandi social network, col loro cumulo di dati e il loro grande potenziale “di fuoco”, diventino strumenti manipolati da grandi corporations e grandi apparati, presentati come “iniziative spontanee dei cittadini”. Ad ogni ciclo elettorale si rinnovano gli strumenti per sollecitare il voto degli elettori”, osserva Chris Gray (“MeetUp.com working to become a force in local, state politics.”, in Knight Ridder, 8 febbraio 2004) –   nel 1996 le e-mail, nel 2000 i siti per raccogliere fondi, nel 2002 i blogs, nel 2003  MeetUp.com: “E l’azienda cerca di sfruttare il momento di celebrità ottenuto dalla popolarità di Howard Dean per imporre se stessa come una forza nella politica statale e locale…Sebbene il servizio non fissi eventi finchè non venga richiesto dagli utenti, esso anticipava gli eventi cui la gente avrebbe desiderato di parteciparvi per sostenere i contendenti locali: “Abbiamo ascoltato la richiesta, la domanda, sapevamo che la gente lo voleva, così abbiamo colmato il vuoto” (Myles Weissleder, vice-presidente MeetUp.com). La domanda viene anticipata, prevista, configurata dallo stesso social network, che “colma il vuoto”. I mezzi non soltanto cambiano il fine, ma lo prescrivono.

bowling alone

6. Di quale vuoto parla Weissleder?

Certo, la politica non ammette vuoti, ma questo viene dopo.

 

“La prima ispirazione fu il libro Bowling Alone . The Collapse and Revival of American Community, 2000, nel quale il sociologo Robert Putnam, professore ad Harvard, parla del declino della comunità in America e di come le persone non conoscano più i loro vicini. Internet fa un sacco di cose meravigliose, ma tratta la geografia come irrilevante. Noi viviamo tuttora in un mondo in cui il livello locale è estremamente importante. Noi forniamo un servizio che rivitalizza Internet per le comunità locali” (Scott Heiferman, co-fondatore di MeetUp).

Computer-isolation

Secondo Putnam, che basava la sua analisi su un campione di 500 mila interviste realizzate negli ultimi 25 anni, i cambiamenti nel lavoro, nella struttura familiare, nella durata della vita, nella vita suburbana, nei ruoli femminili, nell’uso di televisione, computers, etc., avevano contribuito al collasso e all’impoverimento delle comunità, e della vita in comunità, facendo precipitare a piombo  il cosiddetto “capitale sociale”, il valore delle reti sociali (http://en.wikipedia.org/wiki/Social_capital), il vero tessuto della nostra connessione con gli altri, senza il quale siamo divenuti sempre più sconnessi dalla famiglia, dagli amici, dai vicini e dalle strutture democratiche: meno partecipazione, meno amicizie, meno famiglia, etc. : “We’re even bowling alone”. L’America deve dunque reinventarsi civicamente, riconnettersi, rimettersi insieme: “Better Together: Restoring the American Community”, titolo del libro del 2003  (BetterTogether.org).

twin towers

Ispirandosi a Putnam, i fondatori di MeetUp osservarono che le persone stavano sempre più al computer, alla TV o coi DVD, perdendo ogni connessione personale: “Dopo il 9/11, giorno del crollo delle Torri Gemelle, cominciarono a pensare che avrebbero potuto fare qualcosa di positivo per il mondo aiutando le persone a riconnettersi, non nelle chatrooms globali, ma nelle loro stesse comunità”.  Il trauma delle Torri Gemelle fu dunque fondamentale nel lancio del nuovo social network. Lo stesso Heiferman affermò che fu il modo in cui la gente di New York si riunì collettivamente per affrontare i postumi del traumatico evento ad ispirarlo nella creazione di un social network che facilitasse le persone a riconnettersi con gli altri nella loro comunità.

US Attacked

Il collasso verticale della comunità e del “capitale sociale” venne rivelato, apocalitticamente, dal collasso delle Torri Gemelle, e dalla necessità di affrontare il trauma, con un’offerta abbondante di social network. Forse l’onda lunga di quel trauma è ora arrivata, politicamente,  anche in Italia. Chi meglio sa offrire comunità, community, “social capital”, può aspirare a diventare una forza politica, non solo a livello locale, ma anche statale.

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