COLLECTIVE MISINFORMATION – Bufale e complotti nell’era di Facebook

l'asino

«Ieri il Senato della Repubblica ha approvato con 257 voti a favore e 165 astenuti», si leggeva in un post divenuto virale su Facebook qualche tempo fa (35 mila condivisioni in meno di un mese), «il disegno di legge del senatore Cirenga che prevede la nascita del fondo per i “parlamentari in crisi” creato in vista dell’imminente fine legislatura». Il presunto «fondo» avrebbe dovuto prevedere lo «stanziamento di 134 miliardi di euro da destinarsi a tutti i deputati che non troveranno lavoro nell’anno successivo alla fine del mandato». Conclusione: «Rifletti e fai girare». Inverosimile? Certo, visto che si tratta di una evidente bufala, e sarebbe bastato contare i presunti voti per capire che non combaciano con il numero dei senatori. E del resto, il senatore Cirenga nemmeno esiste – anche se ha una pagina Facebook.

Ma allora perché così tanti utenti di Facebook ci sono cascati?

La diffusione di false notizie, bufale, teorie del complotto, disinformazioni e deformazioni,  falsità scientifiche, dall’AIDS ai vaccini, dall’11 settembre alle scie chimiche, dai microchip al Bilderberg e così via delirando, è divenuta ormai una delle caratteristiche principali del Web, soprattutto dall’avvento di Facebook in poi. L’attenzione pubblica è scarsa e la disinformazione è divenuta così potente da venir considerata pari all’informazione classica.

Questo è in sintesi quanto afferma una ricerca appena pubblicata il 13 marzo,  «Collective Attention in the Age of (Mis)information», a cura di un team di studiosi della Northeastern University di Boston, dell’Università di Lione e del Laboratory of Computational Social Science (CSSLab), del Centro Alti Studi Imt di Lucca (Delia Mocanu, Luca Rossi, Qian Zhang, Màrton Karsai, Walter Quattrociocchi)

(potete scaricare il pdf qui: http://arxiv.org/pdf/1403.3344v1.pdf).

“La ricerca ha seguito oltre 2.300.000 persone su social media come Facebook durante la campagna elettorale politica italiana del 2013 e i risultati negano la tesi popolare dell’«intelligenza collettiva» che animerebbe la Rete, provando invece l’esistenza di un iceberg grigio di «credulità collettiva». I seguaci delle «teorie del complotto» credono che il mondo sia controllato da persone, o organizzazioni, onnipotenti, e interpretano ogni smentita alle proprie opinioni come una manovra occulta degli avversari.”

Nel 2013 il World Economic Forum ha sottolineato che «la disinformazione digitale di massa» è «uno dei principali rischi per la società moderna». Percezioni, conoscenza, credenze e opinioni sul mondo si formano attraverso quotidiani, televisione e recentemente Internet. In particolare i social network hanno cambiato il modo in cui perseguire sviluppo intellettuale e formazione delle idee. A dispetto della cosiddetta “intelligenza collettiva”, la diffusione di false informazioni sui social media ha incrementato una sorta di credulità collettiva. I cospirazionisti tendono a spiegare importanti aspetti politici e sociali come trame concepite da potenti organizzazioni o individui. Quando questo tipo di argomenti implica il rifiuto della scienza, si fa appello a spiegazioni alternative che rimpiazzino l’evidenza scientifica. Dal momento che queste istanze infondate proliferano in Internet, cosa potrebbe accadere se venissero utilizzate come base dell’attività politica?

True False

Analizzando un campione di 2,3 milioni di individui distribuiti in 50 pagine Facebook divise in tre categorie – media ‘mainstream’, pagine di informazione alternativa e di attivismo politico – tra il 1 settembre 2012 e il 28 febbraio 2013, gli studiosi sono giunti a diverse conclusioni interessanti:

1. A proposito del  rapporto tra verità e menzogna nel dibattito pubblico su Facebook, a scambiare più spesso la satira e le bufale diffuse dai troll politici per fatti sono i lettori che frequentano maggiormente le pagine di «controinformazione». Ovvero, proprio quelli più critici dei media tradizionali; che li ritengono cioè più corrotti, manipolati e incapaci di dare notizie affidabili. «Abbiamo scoperto che la maggior parte degli utenti che interagiscono con i memi prodotti dai troll è composta principalmente da utenti che interagiscono con le pagine di informazione alternativa».

2. Nello studio, «mostriamo che i pattern dell’attenzione sono simili di fronte a contenuti diversi nonostante la differente natura qualitativa delle informazioni, il che significa che le affermazioni prive di fondamento si diffondono quanto le informazioni verificate. I dibattiti scaturiti da ogni singolo post  permangono allo stesso modo indipendentemente dal fatto che l’argomento sia il prodotto di una fonte ufficiale o meno». Il dibattito prodottosi in rete durante le ultime elezioni, in altre parole, si è sviluppato a prescindere dalla bontà delle notizie sulla cui base gli utenti hanno discusso. È questo il danno prodotto a partire dal cattivo giornalismo, e perpetuato da un’opinione pubblica incapace di fare lo sforzo per separarlo dal buon giornalismo.

3. «I risultati del nostro studio segnalano un pericolo concreto, dato che più il numero di affermazioni prive di fondamento in circolazione è elevato, più utenti saranno tratti in inganno nella selezione dei contenuti». Perché in rete, certo, è possibile reperire – accanto alla bufala – ripetute segnalazioni del suo essere bufala. Ma se i lettori non fanno lo sforzo per capire la differenza, l’esito non pare molto diverso dalla situazione prodotta dai precedenti mezzi di comunicazione, di gran lunga meno interattivi e aperti a refutazione.”

(intanto il grasso monologhista paranoico, ” intervistato” (si fa per ridere)  dal leccaculo di turno, ha sparato un altro GOMBLODDOOO! Un omm’ne e’ merd’, senza alcuna dignità, anzi, due omm’ne e’ merd’, il monologhista e lo zerbino mentitore)

vedi anche:

(http://www.lastampa.it/2014/03/22/esteri/il-potere-della-disinformazione-nellera-della-grande-credulit-Fpyqsl4f0fEJyBGxr9AuMN/pagina.html)

totò

Totò vende la Fontana di Trevi al turista italo-americano Decio Cavallo

(Totòtruffa ’62,  r. Camillo Mastrocinque, 1961)

“In this work we study, on a sample of 2.3 million individuals, how Facebook users consumed dfferent information at the edge of political discussion and news during the last Italian electoral competition. Pages are categorized, according to their topics and the communities of interests they pertain to, in

a) alternative information sources (dffusing topics that are neglected by science and main stream media);

b) online political activism; and

c) main stream media.

We show that attention patterns are similar despite the different qualitative nature of the information, meaning that unsubstantiated claims (mainly conspiracy” theories) reverberate for as long as other information. Finally, we categorize users according to their interaction patterns among the dfferent topics and measure how a sample of this social ecosystem (1279 users) responded to the injection of 2788 false information posts. Our analysis reveals that users which are prominently interacting with alternative information sources (i.e. more exposed to unsubstantiated claims) are more prone to interact with false claims.”

servizio_antibufala_attivissimo

10 thoughts on “COLLECTIVE MISINFORMATION – Bufale e complotti nell’era di Facebook

  1. L’ha ribloggato su BarneyPanofskye ha commentato:
    Complemento perfetto alla Teoria della Montagna di Merda, questo pezzo va letto. Soprattutto se s’e’ votato aBbeppeGrillo, o se si crede alle sciikimici, o al komplotto dell’11/9. Ma va bene sempre, come il nero che lo metti su tutto…

    Barney

    "Mi piace"

    • Ciao. Non ho alcuna competenza per commentare. Noto solamente che e’ un articolo pieno di “si dice” e di “se fosse cosi’, allora se ne deriverebbe questo”. E che inizia con uno studio del MIT (di cui bisogna svolgere anche l’acronimo, nel caso non si sapesse di cosa si sta parlando…) che linka ad una pagina che per il momento non si apre. Gli unici link funzionanti sono a pezzi contenuti su http://www.tempi.it. Sito che non conoscevo, ma se dalla home posso scaricare gratuitamente il .pdf dell’Osservatore Romano beh, diciamo che mi faccio una certa idea di cattotalebanesimo credino che e’ fondamentale complemento al credinismo di sinistra.
      Si, lo so: giudicare dalle apparenze e’ male, pregiudizi e preconcetti sono il dimonio e via cosi’, ma che ci vuoi fare? Io avrei messo Lombroso al Ministero degli Interni 😀

      "Mi piace"

      • “Tempi”… pubblicazione settimanale di Comunione e Liberazione, su posizioni integraliste ed ultra-conservatrici. Va da sé che viene venduto abbinato a quell’altro indefesso manifesto delle libertà civili che è “Il Giornale”.
        Siamo ben oltre le semplici apparenze..;)

        "Mi piace"

      • Lombroso non tradisce. Mai. Non dico di fermarsi alla prima occhiata, ma se dopo analisi attenta quello che ti sembrava un farabutto continua a sembrarti un farabutto, c’e’ una discreta probabilita’ che sia un farabutto. “Tempi” mi sembra robaccia anche adesso, quindi…

        "Mi piace"

  2. Pingback: L’era della grande credulità e della Nuova Energia – Ocasapiens - Blog - Repubblica.it

  3. Prima o poi lo faccio….mi costruisco un sito e lo chiamo, non so, italia.informazionelibera.it..scrivo su un po di critiche al “sistema” più o meno serie, attaco i politici un giorno sì e l’altro pure…e poi dopo un mesetto pubblico un post dove linkando ad altri siti fantoccio asserisco che la Luna è fatta di burro e panna montata e che c’è un complotto ordito da tecnocrati banchieri e politici per mangiarsela tutta di nascosto….secondo me dopo due giorni ritrovo “la notizia” sul sito di Beppe Grillo con una miriade di coglioni che commentano:”hai saputo la notizia”….”sono indignato…se la pappano tutta loro”…”tutti a casa questi politici mangioni”…”E’ colpa dell’Euro e di Prodi….”….e così via…..

    "Mi piace"

    • Hai descritto esattamente la nascita dei siti complottisti.
      Quelli che nascono nel modo in cui dici (come Informare per resistere) sono i più pericolosi, perchè inculcano lentamente le idee nazifasciste nella testa dei lettori più affezionati.

      "Mi piace"

  4. Tendenzialmente non credo alle bufale. Quando, in gioventù, ho cominciato a credere ad una o due di queste bufale, ho voluto approfondire per capire il perchè sarebbero dovuti accadere certi eventi. Approfondendo notai che si dava un pò troppo la colpa a Israele, così ho sospettato che a mettere in giro certe notizie fossero i soliti cultori del Mein Kampf.
    In seguito ho avuto la conferma che è proprio così (anche perchè i complottisti sono tutti estremisti: nazifascisti in primis, seguono comunisti, anarchici, vegani, islamici, testimoni di Geova, razzisti (con qualsiasi colore della pelle), in genere persone con ideologie molto radicali.

    "Mi piace"

    • E non sai quanto questa cosa mi inquieti….un mio amico, che si è sempre definito di Sinistra (anche se non è che condividessimo chissà quali pensieri, anzi secondo lui sono in buonafede un servo del potere perchè leggo “La Repubblica”) scava che ti scava…esce fuori che anche lui crede al complotto giudaico pluto-massonico (lui è grillino). Ne sono rimasto inquietato, specialmente quando se ne usciva con ‘i Banchieri Ebrei’, ‘gli ebrei comandano il mondo’, ‘l’america è comandata dagli ebrei’. Cioè a me viene un forte senso di terrore ed inquietudine quando persone che si definiscono di Sinistra, portano avanti tesi tanto care ai nazisti.

      "Mi piace"

Lascia un commento