Le Corbusier, un fascista francese

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Un articolo apparso sulla Stampa il 31 marzo, “Le Corbusier, fascista e antisemita alla francese” (http://www.lastampa.it/2015/03/31/cultura/le-corbusier-fascista-e-antisemita-alla-francese-2fVvopi4Pb4Ev3EpYQBxqM/pagina.html), ha annunciato l’uscita in Francia di due libri, anzi tre, dedicati alle simpatie fasciste dell’architetto e urbanista Le Corbusier, Maestro del Movimento Moderno e ideatore delle Unités d’Habitation, della Ville Radieuse nonché promotore dell’uso del calcestruzzo armato nell’architettura moderna. In realtà l’articolo sulla Stampa non è che la traduzione quasi letterale di un altro articolo, apparso sul quotidiano francese Libération il 18 marzo, “Le Corbusier plus facho que fada” (http://www.liberation.fr/livres/2015/03/18/le-corbusier-plus-facho-que-fada_1223411) dello scrittore e sceneggiatore di fumetti Benoit Peeters, autore fra l’altro, con il disegnatore François Schuiten, della serie Les Cités Obscures. Peeters è anche il primo biografo del filosofo Jacques Derrida, nonché consigliere editoriale di Casterman, quindi, non esattamente l’ultimo arrivato, e penso che avrebbe meritato almeno una rapida citazione. Nelle Città Oscure, fra l’altro, Le Corbusier ha costituito uno dei modelli dell’”urbatetto” Eugen Robick nel volume La Fièvre d’Urbicande (1985) (non a caso, in quanto amico di Alexis Carrel, teorico dell’eugenismo). Città Radiosa/Città Oscura…

Ad ogni modo i 3 libri, in uscita o appena usciti, nel cinquantenario della scomparsa del celebre architetto, sono:

  • François Chaslin, Un Corbusier, Seuil, 524 pp., 24 €.(12 marzo 2015).  C’est un portrait du plus grand architecte du XXe siècle, le prophète des temps machinistes. C’est un voyage surtout, à certains égards un voyage sentimental, l’évocation du paysage intellectuel d’un homme d’un tout autre temps. Un voyage mélancolique. Un voyage en deux moments historiques que sépare la Seconde Guerre mondiale. L’exploration commence par la face nord de ce paysage, escarpée, un ubac plutôt froid, parfois glaçant, obstiné, dur à gravir, où s’entendent les oiseaux noirs : ramage et plumage du jeune Corbu, le corbeau jurassien. Obsession de l’ordre, lointains bruits de bottes. C’est l’enfance d’un chef puis sa maturité.Et voici qu’après une sorte de col atteint dans les années de l’Occupation, après un replat, l’aventure dévale vers les Trente Glorieuses sur un versant plus ensoleillé qui porte ses fruits, notamment dans la lumière du Midi. Et c’est la Reconstruction, la naissance du fada. La Cité radieuse de Marseille, ses querelles et ses trois avatars dans d’autres climats : quatre destins. Puis c’est la mort du vieux, Zarathoustra noyé sur la plage de Roquebrune, c’est la fin des utopies, et c’est nous autres.Né en 1948, François Chaslin est architecte et critique. Il a collaboré au Monde, à Libération, au Nouvel Observateur, dirigé L’Architecture d’aujourd’hui et, de 1999 à 2012, produit l’émission que France Culture dédiait à l’architecture, Métropolitains.

 

  • Xavier de Jarcy, Le Corbusier, un fascisme français, Albin Michel, 288 pp., 20 € (in libreria le 9 avril).  En ces temps-là, dans les années 1920 et 1930, certains étaient attirés par le fascisme, et Le Corbusier était de ceux-là. Les fascistes voulaient construire un monde régénéré, viril, machiniste, hiérarchisé et autoritaire. L’architecte, lui, imaginait des villes ultramodernes, au garde-à-vous, standardisées, taylorisées. Des fourmilières à l’esthétique austère et hautaine au service d’une nouvelle civilisation du travail. Ils étaient faits pour s’entendre. Le Corbusier a publié ses théories dans des revues violemment opposées à la démocratie et s’est lié avec les idéologues les plus radicaux de la droite nationaliste. Il a soutenu le régime pétainiste avant de terminer son parcours, couvert de gloire, dans la France de l’après-guerre. Pourquoi ce personnage aux rêves totalitaires, au cynisme en béton armé, reste-t-il considéré comme le plus grand architecte du XXe siècle ? Voilà ce que ce livre tente de comprendre à l’heure où l’œuvre de Le Corbusier est célébrée cinquante ans après la disparition de cette grande figure de la modernité.

À l’occasion du 50ème anniversaire de sa mort, l’œuvre de Le Corbusier fera l’objet d’une exposition au Centre Pompidou du 29 avril au 3 août 2015, rassemblant quelque 300 travaux de toutes natures.

 

  • Marc Perelman, Le Corbusier, une froide vision du monde, Michalon, 256 pp., 19 €. (9 aprile 2015)  (quest’ultimo citato solo da Peeters). A’ travers l’analyse des projets, réalisations et livres de l’architecte, urbaniste et homme de lettres que fut Le Corbusier, cet essai propose une critique approfondie de la froide vision du monde qu’a générée et tenté de déployer, par une suite ininterrompue d’écrits et de nombreuses réalisations singulières, l’un des hérauts de la modernité.

La domanda è: visto che uno dei principali esponenti dell’architettura e urbanistica moderna aveva delle simpatie fasciste non occasionali ma profonde e ideologiche, che investivano direttamente il suo lavoro tecnico e teorico, (una sorta di Albert Speer che non riuscì a realizzare i suoi progetti nel periodo fra le due guerre, ma dopo, con la ricostruzione post-bellica), dobbiamo considerare una parte non trascurabile di queste discipline e e dei relativi campi di attività, con risvolti pratici enormi sulla vita sociale, come intrinsecamente fasciste, o eredi della visione fascista, nonostante esse si siano realizzate in regimi cosiddetti “democratici”? Il “fascismo” è un fenomeno legato soltanto ai regimi totalitari, o si è riprodotto e continua a riprodursi anche nei regimi “democratici”, e in quali forme, e con quali mezzi, apparentemente “neutri”?

 

 

die weltwoche

In sintesi, l’articolo di Peeters afferma quanto segue:

 

“Un uomo dai sogni totalitari, dal cinismo in cemento armato»

 

Finalmente le informazioni sul conto di Le Corbusier simpatizzante fascista, che gli specialisti avevano fin qui tentato di minimizzare,si moltiplicano. Le sue simpatie fasciste non furono casuali o opportunistiche. Le sue relazioni con gli ideologhi della destra nazionalista durarono decenni, segnando in profondità il suo pensiero urbanistico. Da questo punto di vista, egli fu per l’architettura quel che Martin Heidegger fu per la filosofia. Trasferitosi a Parigi nel 1917, sognava di avere un ruolo attivo nella ricostruzione, ma fu la successiva ricostruzione, dopo la seconda guerra mondiale, a dargli questa opportunità. Ma “lo Spirito Nuovo che egli prometteva non era lontano dall’Ordine Nuovo”. I suoi amici più vicini furono il Dr. Pierre Winter, leader del Partito fascista rivoluzionario, l’avvocato Philippe Lamour, redattore della rivista Plans, e l’ingegnere François de Pierrefeu, appassionato di occultismo, tutti appartenenti alla fazione più estrema della destra francese, quella della manifestazione antiparlamentare del 6 febbraio 1934. Per Le Corbusier, “il risveglio della pulizia”. La pulizia, una sua vera ossessione, come pure classismo, gerarchia, ordine e dignità.

Ispirato dalle vedute aeree, le prospettive che traccia riducono gli uomini a silhouettes intercambiabili. “L’animale umano è come l’ape, un costruttore di cellule geometriche”. La standardizzazione che egli promuove ha anzitutto un valore morale, con l’uso sistematico del colore bianco: “Si fa pulizia in casa. Poi si fa pulizia in sé stessi”. Pulizia geometrica.

Ignorato dai regimi parlamentari, Le Corbusier si rivolse ai regimi autoritari per proporre i suoi grandiosi progetti, ma venne ignorato sia da Stalin che da Mussolini, benché ammirasse il fascismo:: «Le spectacle offert actuellement par l’Italie, l’état de ses capacités spirituelles, annonce l’aube imminente de l’esprit moderne.». La sconfitta francese del giugno 1940 gli apparve come una vittoria contro il marciume, una rivincita della pulizia: «L’argent, les Juifs (en partie responsables), la franc-maçonnerie, tout subira la loi juste. Ces forteresses honteuses seront démantelées. Elles dominaient tout.». E’ giunta l’ora: “Hitler può coronare la sua vita con una grandiosa opera: la riorganizzazione dell’Europa”. Grazie a Pétain, era possibile salvarsi dall’anarchia, dal crollo, e costruire non più soltanto belle ville ma intere città ex nihilo.

A Vichy Le Corbusier divenne consigliere per l’urbanistica, e iniziò a scrivere L’urbanistica della Rivoluzione Nazionale, Il destino di Parigi, La Carta di Atene. Ma anche a Vichy i suoi grandi progetti, fra cui quello per Algeri, finiscono per impaludarsi. Rientrato a Parigi, diventa consigliere tecnico della fondazione del Dr. Alexis Carrel, teorico dell’eugenismo.

Finita la guerra, volta pagina, cancellando abilmente quel passato, in ciò aiutato dal Ministro della Ricostruzione e dell’Urbanistica, Eugène Claudius-Petit, e da André Malraux, spacciandosi per vittima dei pétainisti, ma restando fedele al suo taylorismo e al suo disprezzo per le “popolazioni parassitarie” e gli “abitanti sterili”. Finalmente Le Corbusier può veder realizzare le torri e i complessi d’abitazioni che andava disegnando dagli anni Venti, diventando una delle incarnazioni della Francia gollista.

 

 

22. Francois Schuiten - Eugene Robick (1985, serigrafia)François Schuiten, “Eugène Robick”, 1985 (serigrafia)