La Lega degli Straordinari Gentlemen: Mina Murray e i Valori Vittoriani

Una Mina Murray molto psichedelica, proiettata nel 1969!

(citazioni iconografiche da Blue Oyster Cult e da un manifesto di Rick Griffin per un concerto di Jimi Hendrix, John Mayall e Albert King al Fillmore di San Francisco, febbraio 1968) (jessnevins.com/annotations/1969annotations.html)

Nel  racconto “Victoria” di Paul Di Filippo, che fa parte della Trilogia Steampunk, la giovane Regina Vittoria appena insediata sul trono (siamo nel 1837) se la spassa alla grande in un bordello dei bassifondi di Londra, mentre il suo fido Primo Ministro, Lord William Lamb, Visconte di Melbourne, (nonché suo amante) la sostituisce temporaneamente con una sosia, con una salamandra geneticamente modificata frutto dei folli esperimenti bio-tecnologici dello scienziato Cosmo Cowperthwait. Solo che la Regina Salamandra ha un “piccolo vizio”: creata da Cosmo affinchè divenisse la sua “Sposa Perfetta”,  era diventata sessualmente insaziabile, costringendo Cosmo ad affidarla al bordello di Madame de Malet, dove la sua “esperienza sessuale innovativa” veniva molto apprezzata da intellettuali e potenti dell’epoca, fra cui Dickens, Tennyson, Luigi Napoleone, John Ruskin, l’ambasciatore americano, parecchi ministri,  e lo stesso Melbourne.

Questo è uno degli esempi dello spirito ironico e dissacrante del primo steampunk narrativo, dove appunto i cosiddetti “valori vittoriani”, famiglia, dovere, castità, rispettabilità, moralità, perbenismo, e i loro rappresentanti, la Regina Vittoria in primis, venivano ridicolizzati e messi alla berlina. Al contrario, in una parte dello steampunk più recente e più alla moda, si è imposto una sorta di revival “neo-vittoriano”, neo-conservatore, neo-colonialista e bigotto, che in sostanza ha confuso lo steampunk con la nostalgia per la cosiddetta Età Vittoriana nei suoi valori convenzionali, in particolare per quanto riguarda la presunta morale sessuale. Eppure, come fa notare Jesse Nevins in questa sua presentazione di Mina Murray, la celebre protagonista de La Lega degli Straordinari Gentlemen di Alan Moore, la società inglese dell’età vittoriana era molto più complessa rispetto agli stereotipi ufficiali, e non solo a livello delle classi inferiori. Al punto che lo stesso Primo Ministro William Lamb era stato accusato, nella realtà, di uno scandalo sessuale. Per cui la dissacrante narrazione di Di Filippo non fa altro che smuovere la coltre di ipocrisia che incombe ogni volta che qualcuno tenta di risuscitare, a fini politici, i “valori vittoriani”.

MINA MURRAY

by

Jess Nevins

Anche, Mina Murray è, a suo modo, un archetipo. La sua prima apparizione è come Mina Harker nel Dracula (1897) di Bram Stoker. Il personaggio di Mina Harker in Dracula è qualcosa che contrasta con quello di Mina Murray nella League. In parte questo è dovuto al modo in cui Mina è cambiata nel mondo della League, dopo gli eventi di Dracula. Ma, casualmente o deliberatamente, la Mina Harker di Alan Moore è simile sotto molti aspetti ad un folto numero di personaggi femminili della fiction tardo Vittoriana ed è in larga parte un archetipo dell’eroina Vittoriana. Nonostante gli stereotipi tipici dell’epoca, le donne in Inghilterra erano rappresentate secondo una varietà di modelli da emulare. Esponenti del clero, medici, sociologi, politici, tutti i rappresentanti della cultura, indicavano la santità del matrimonio, della famiglia, del dovere, della castità, della modestia e di tutta una serie di attributi che oggi pensiamo come stereotipi vittoriani. Ma come fanno notare Michael Harrison, in Fanfare of Strumpets (1971), e Peter Gay, nei cinque volumi del suo “The Bourgeois Experience, Victoria to Freud”, c’erano una varietà di tipi di figure femminili su cui le donne avrebbero potuto far riferimento, e lo fecero. C’erano, naturalmente, le figure pudiche e moralmente irreprensibili di cui la Regina Vittoria (nell’immaginario popolare) può essere vista come rappresentante esemplare.

Ma ce ne erano altre che non erano confinate alla moralità delle classi più elevate e che non solo agivano indipendentemente ma ostentavano il loro modo di vita non convenzionale. Gay fa notare come uomini e donne di tutte le classi sociali fossero molto meno vincolati da restrizioni romantiche e sessuali di quanto si pensi comunemente. Harrison mostra come dopo il 1860, mantenute, cortigiane, demi-mondaines, Grand Horizontales, le Grandi Meretrici – quale che sia il termine che si scelga per descrivere le donne dell’epoca Vittoriana che accettavano denaro dai loro amanti in cambio di compagnia e di sesso – non solo non erano socialmente escluse dall’alta società vittoriana ma erano accettate nelle feste e nelle occasioni più esclusive, idolatrate da molte giovani e guardate con ammirazione da madri e figlie. Un gran numero di donne si spinse fino a copiare la loro moda e vestivano le loro bambine in versioni modificate dei più caratteristici stili delle demi-mondaines. (Harrison, page 101)

Sia l’alta società che la gente comune, non si facevano illusioni su che cosa quelle donne facessero ma non le condannavano per le loro azioni. Piuttosto, erano viste come audacemente non convenzionali e come la realizzazione di una fantasia femminile: agiate, capaci di esprimersi senza paura di punizioni sociali, e libere di concedersi ai piaceri ogni qualvolta volessero non essendo vincolate ai figli, alla povertà o ad un matrimonio restrittivo e infelice. Queste donne, inoltre, potevano viaggiare quando volevano, erano socialmente influenti, e venivano normalmente ingaggiate in attività come guidare e addestrare cavalli da sempre esclusiva degli uomini.

Tutto questo si rifletteva in un sorprendente numero di romanzi d’avventura o d’investigazione in cui le eroine, o gli interessi amorosi o le avversarie dell’eroe principale erano significativamente più indipendenti e meno servili di quanto i lettori moderni potessero immaginare per un’eroina Vittoriana. Escludendo le numerose protagoniste di romanzi di poco conto, c’erano diverse eroine che non possono essere confinate in stereotipi convenzionali. La prima donna detective di professione – ossia impegnata come investigatore professionista e risolutore di crimini – fu “L_____” (il suo nome non viene mai rivelato), che apparve nel 1837 su “The Secret Cell” di William Burton, che anticipò persino il Dupin di Poe che fece la sua prima apparizione nel 1841. Il primo romanzo inglese con una donna detective fu nel 1861 Revelations of a Lady Detective di William S. Hayward, ben 26 anni prima del debutto dello Sherlock Holmes di Doyle. Per confronto, il primo rilevante detective uomo della fiction britannica fu l’Ispettore Bucket in Bleak House di Charles Dickens (1853), Hawkshaw in The Ticket-of-Leave Man di Tom Taylor (1863), e il Sergente Cuff The Moonstone di Wilkie Collins (1868). Seppure poche di queste donne erano autoritarie e spigolose come la Mina Murray di Moore, erano tutte indipendenti e autosufficienti, e alcune, come la Lois Cayley di Fergusson Wright Hume erano interessanti, consapevoli e toste come Mina.

Anche la fiction avventurosa aveva diversi personaggi femminili che erano molto più vicini alle caparbie e indipendenti Grandi Meretrici della realtà Britannica che alle deboli timide della letteratura didattica. Tra tutte si evidenzia Irene Adler, la Donna di Sherlock Holmes, che apparve in “A Scandal in Bohemia” del 1891. Adler è, di sicuro, all’altezza di Holmes. È intelligente, un’avventuriera (e qualsiasi Vittoriano sapeva cosa questo significasse) e veloce nelle sue decisioni. Adler, infatti, non può che essere classificata come una demi-mondaine, come testimonia la sua relazione da non sposata con il Re di Boemia. Ancora la Adler non viene presentata come un villain vero e proprio nella storia di Doyle ma piuttosto come qualcuno da rispettare e quasi da ammirare, come fa Holmes alla fine della storia.

Se ho speso uno spazio significativo per Mina Murray e le sue controparti Vittoriane, è perché lo stereotipo di come i Vittoriani vedevano le donne, ossia affettate, schive, silenziose, caste, timide, è il più comune e di conseguenza necessita più spazio per essere confutato. In Dracula Mina Harker non è apertamente indipendente come Irene Adler o Lois Cayley o le altre eroine menzionate, ma non è una neppure una tipa debole visto che è presente alla fine della storia per sconfiggere il Conte. Nella sua incarnazione della Lega, Mina Harker è più simile ad una avventuriera o ad una investigatrice del tutto indipendente. Mina Murray non è così archetipa nel senso d’aver definito il tipo di personaggio, è archetipa nel rappresentare numerose caratteristiche del tipo di personaggio.